Il catecumenato crismale adatto alla Nuova Evangelizzazione

cresima_3Le comunità parrocchiali e più ampiamente le diverse configurazioni della Chiesa locale hanno bisogno di ripensare la collocazione del Catecumenato Crismale (CCr.) all’interno del ciclo vitale e della progressione dello sviluppo religioso della persona e dei gruppi sociali. Un ripensamento che porti la pastorale a considerare la necessità (almeno) della età adolescenziale.

Il motivo per cui è necessario rivedere la collocazione del momento più opportuno è duplice. Da una parte la dignità della persona ha portato a riconoscere come importante sia la socializzazione religiosa propria dei primi anni di vita; sia l’attuazione della personale scelta di fede come esercizio della libertà religiosa. Questa impostazione è richiesta dalla natura teologica della Iniziazione Cristiana. Ma è richiesto anche per ragioni culturali e di sociologia della religione.

Senza un momento iniziatico che porti alla interiorizzazione della proposta cristiana, senza un momento formativo specifico di personalizzazione della fede, sarà sempre più difficile superare il formalismo religioso che appare essere la vera causa della scristianizzazione del XX secolo.

Ma è importante riflettere anche il motivo che deriva dalla scelta di Nuova Evangelizzazione e più in generale della “conversione missionaria” della pastorale. La chiesa ha infatti bisogno di elevare i livelli di formazione senza i quali la testimonianza al Vangelo appare difficile. Le persone vanno aiutate a considerare la fede come espressione profonda della propria vita. Senza questa visione della “confermazione battesimale”, è molto difficile portare le comunità parrocchiali ai livelli missionari desiderati.

Senza l’introduzione di un momenti iniziatico autentico e personale nella chiesa locale non potrà decollare:

  • La implementazione della pastorale vocazionale e dei ministeri che vada oltre la “carismaticità” della attuale stagione quasi condannata ad una prospettiva leaderistica del servizio ecclesiale che sembra sempre più servizio e appartenenza ad un gruppo specifico. Lo sviluppo della ministerialità appare decisivo per realizzare comunità adulte.
  • La attivazione della pastorale di testimonianza sociale cioè la trasformazione della società nella prospettiva dei valori del Vangelo del Regno: la fraternità, la solidarietà, la giustizia, il perdono e la misericordia. Al contrario sembriamo condannati o al modello della testimonianza “sociologica” del volontariato vissuto nelle attività della caritas; oppure alle forme ambigue di presenza politica religiosa propria di alcuni movimenti religiosi.
  • La possibilità di rendere profetica la comunità cristiana nel senso di comunità che sanno giudicare le scelte culturali, economiche e politiche alla luce del Vangelo; che sanno organizzare la “cultura dell’amore e della misericordia”; comunità capaci in modo particolare di discernimento degli alleati utili alla fede, senza cadere nelle diverse forme di “religione civile” che abbiamo conosciuto recentemente.

Approfondimenti in:

Per una visione di sintesi della proposta di ICR in prospettiva educativa, vedi Meddi L., L’itinerario formativo per la iniziazione cristiana dei ragazzi, in Aa.Vv., in Iniziazione cristiana per i nativi digitali. Orientamenti socio-pedagogici e catechistici, Paoline, Milano 2012, 149-175.

 

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