Abbiamo tante volte sollevato la questione della pertinenza di una maggiore riflessione sulla collocazione del catecumenato crismale nell’arco della vita dei ragazzi. In verità abbiamo dovuto difenderci da un coro di affermazioni contrarie e da ostracismi pastorali.
La questione è presto delineata. Posta la opportunità di un ripensamento della IC dei ragazzi in chiave catecumenale, cioè secondo i quattro momenti e tappe pastorali, quando è opportuno concludere questo cammino; e, in seconda battuta, quale è l’ordine pastorale più adatto?
Fin dal sorgere del dibattito (in vista della II Nota per la IC, 1999) si impose (cioè venne imposta) la soluzione strutturale e abbreviata. Strutturale significa che anche per la ICR si deve seguire l’ordine: evangelizzazione, catecumenato, celebrazione, mistagogia. Abbreviata significa che il tutto deve concludersi all’inizio della preadolescenza. Tutto questo come conseguenza della “opportunità” del riordino sacramentale proprio della IC: battesimo, cresima, eucaristia.
In più luoghi e momenti ho mostrato la non opportunità di questa posizione pastorale. Ma fu imposta la linea “socializzante”. Tra le esperienze più apprezzate, anche per la normativa diocesana, ci fu quella di Brescia.
Fa quindi riaprire il dibattito pastorale una delle conclusioni a cui è giunta una indagine sociologica voluta dalla diocesi e presentata al convegno del clero. Dopo aver presentato gli aspetti riusciti della decennale “sperimentazione” [coinvolgimento delle famiglia, nuova pedagogia catechistica], don Roberto Sottini [Perrini L., Comunione e cresima in quinta: la riforma è piaciuta solo a metà, in Corriere della Sera-Brescia, 2015, 31 agosto], direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi, a riguardo del tema più importante afferma:
“per i ragazzi i giudizi sono più problematici e segnalano che la continuità è simile a prima della sperimentazione, se non addirittura minore, perché non c’è più la cresima a trattenere i ragazzi in oratorio e in parrocchia fino alla terza media”.
Sarà quindi utile riaprire il dibattito e dare ascolto ad altre impostazione pastorali che, valorizzando il modello catecumenale, lo ripensino nella prospettiva più adatta ai Ragazzi e ai bisogni pastorali di oggi.
Per un approfondimento
- Meddi L., Il rinnovamento dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi: i punti discussi, Orientamenti Pastorali ICFR\ proposta, 2005, 53, 5-6, 92-123.
- Meddi L.-D’Angelo A.M., I nostri ragazzi e la fede. L’iniziazione cristiana in prospettiva educativa, Cittadella editrice, Assisi 2010.
- Meddi L., Il Catecumenato Crismale. Risorsa per la pastorale degli adolescenti, Elledici, Torino 2014.
Per una visione di sintesi della proposta di ICR in prospettiva educativa, vedi Meddi L., L’itinerario formativo per la iniziazione cristiana dei ragazzi, in Aa.Vv., in Iniziazione cristiana per i nativi digitali. Orientamenti socio-pedagogici e catechistici, Paoline, Milano 2012, 149-175.
Carissimo Luciano,
la brevità del tuo intervento in questa pagina e la conoscenza solo a sprazzi delle tue ultime posizioni, mi impediscono di dare un commento preciso e articolato.
TI dico solo due mie impressioni:
– la prima è che nell’ambito della riflessione teologico.pastorale.catechistica che tu conosci meglio di me, è logico domandarsi quale senso abbia la dicitura “catecumenato crismale”… come se esistessero diversi tipi di catecumenato, che ne so “battezimale”, “nuziale”, ecc. Esiste un solo catecumenato che è il percorso globale per diventare cristiani.
– nessuno ha imposto niente a nessuno in seguito alle Note del Consiglio permanente a cui ti riferisci, soprattutto la Nota 2: infatti, sono poche le diocesi e le parrocchie che lo attuano come si deve in Italia
– sono invece d’accordo con te che il 7-12 anni è un tempo abbreviato, soprattutto se si dimentica due cose: la prima, che se non evangelizziamo le famiglie e non le abilitiamo a trasmettere la fede degli adulti ai figli la parrocchia non può proprio iniziare i ragazzi, anche se facesse i salti mortali; la seconda, che i 7-12 anni appunto, diventano fruttuosi solo se c’è un prima, cioè l’evangelizzazione della famiglia nella cosidetta Pastorale Battesimale (0-6 anni) e se c’è un doipo, cioè una pastorale adolescenziale e giovanile non fatta di eventi, ma di progetti precisi che introducano a una vera professione di fede quando la personalità di ogni individuo è in grado di pronunciare un’adesione stabile a Cristo Signore.
Scusami se mi sono permesso, ma questi dibattiti sulle età dei sacramenti, secondo me, sono fumo negli occhi che distraggono dai veri problemi della nostra pastorale. Se vuoi, cf “Ringererare identità e appartenenza tra i cristiani – dispersi in Babilonia” (A.Fontana, Elledici, 2015). Ciao, buon lavoro, un fraterno abbraccio.
Grazie, Andrea per il tuo intervento.
Il mio scopo è di mantenere aperto il dibattito; è uno scopo di “passione missionaria”. Anche se avrei da fare qualche precisazione su come in alto è stata gestita la “stagione catecumenale”. Ma non siamo importanti noi quanto la riflessione pastorale. Grazie
Ottima ripresa Luciano… grazie. Ora forse i tempi sono anke “più maturi” e disincantati x vedere la questione in termini meno rigidi… e nella prospettiva di EG (papa F)….
Ancora grazie, pz
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Sono lieta di recibere ancora delle sue messaggi che mi fano tanto bene e Dio La benedica sempre ricorda che dal messico preghiamo per Lei