A nostro parere è ormai evidente che nella diocesi di Roma va a terminare una stagione pastorale e si debba fare attento discernimento per orientare il futuro.
La stagione che si chiude può essere riassunta nella espressione pastorale missionaria dove il “missionario” veniva inteso come: riconquista, apologia del passato, discredito di ogni espressione della cultura contemporanea, centralizzazione decisionale, marginalizzazione di ogni opinione diversa, ricerca di consensi e appoggi politici.
La catechesi, a partire dai primi anni del ’90, fu pensata come appoggio a questa impostazione fortemente ideologica e veritativa. Sono passati anni e molti si sono accorti che il risultato è stato solo un violento impedimento del cammino evangelizzatore aperto in precedenza, l’annullamento di molte esperienze veramente missionarie e il depauperamemento di tante energie ministeriali.
Di questa stagione precedente “l’inverno pastorale di Roma” ripropongo la seconda scrittura [nuova proposta 19.11.1990] delle schede redatte dal Centro pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi.
Inizia una nuova stagione? Forse si! Come piccolo contributo voglio segnalare (in tre puntate) alcuni documenti di “sintesi” di quella stagione così brutalmente annientata. Si era costruita un po’ in disordine, come ogni realtà allo stato nascente, a partire dal post-concilio e in modo particolare negli anni ’80. Un disordine che, tuttavia, aveva trovato facile consenso nella stagione della preparazione del Sinodo Romano. Per essere più chiari: la stagione delle assemblee pre-sinodali. I molti partecipanti (forse più di 4000 delegati) si trovarono in accordo su alcuni documenti riconosciuti ed approvati. Il Sinodo, a mio parere, finì proprio nella fase pre-sinodale perchè, la successiva e il testo approvato e pubblicato, non rispecchiava affatto il discernimento (LG 12) di “tutto il popolo di Dio”. Proprio per questo venne subito dimenticato.
Di quella stagione (la pre-sinodale) propongo la seconda scrittura [nuova proposta 19.11.1990] delle schede redatte dal Centro pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi. Ecco la prima
scheda n. 37: UNA CATECHESI ADATTA AI TEMPI, CAPACE DI ANNUNCIARE LA PROPOSTA DI GESU’ DI NAZARETH E DI INSERIRE NELLA COMUNITA’.
I – [Introduzione] Troppo spesso intendiamo e organizziamo la catechesi solo come riproposizione delle verità di fede o la spiegazione teologica del “credo” o di problematiche teologiche (magari con un linguaggio troppo tecnico o astratto). Così facendo la comunità cristiana suppone ancora presente un “catecumenato sociale e diffuso”; suppone che il suo compito sia solo istruire e amministrare il sacramento.
In realtà dobbiamo entrare nell’ordine delle idee che la fede vissuta, il riferimento personale al Vangelo, la adesione a Cristo Signore della vita e della storia, incontrato e accolto personalmente, non può essere presupposta o presente nei destinatari neppure come domanda implicita.
II – L’evangelizzazione è il primo annuncio della salvezza (RdC, n. 25), avviene attraverso “la costante attualizzazione della Parola di Dio perchè la vita giunga a pienezza attraverso la scelta dei valori del regno di Dio” (Chiesa di Dio in Roma, Q3, n.3).
La catechesi evangelizza quando suscita la fede. Per far questo privegia itinerari centrati sulla narrazione della esperienza di Gesù e sulla sua sequela in continuo confronto con le culture i progetti di vita dei destinatari (Per un Sinodo di popolo. Annuncio e catechesi, p.32). Non si racconta la storia di Gesù quasi fosse una biografia. Si annuncia la proposta di vivere come Lui.
Altri itinerari o momenti della catechesi si dovranno preoccupare della iniziazione alla vita delle concrete comunità sia come luogo di maturazione della fede, sia come risposta alla vocazione battesimale e missionaria del credente (Lettera di riconsegna del DB, n.12).
La catechesi di cui abbiamo bisogno è pensata come introduzione non tanto al sapere della fede quanto a tutte le dimensioni ed esperienze della vita cristiana: iniziazione alla vita cristiana. Per far questo la catechesi non si sostituisce agli altri operatori pastorali ma contribuisce allo sviluppo del cristiano con il suo specifico di iniziazione e di accompagnamento educativo (RdC. 30) svolgendo così il ruolo di punto di riferimento della progettazione pastorale (RdC. 14.39).
III – Indicazioni per l’agire pastorale.
– Gli itinerari di formazione della fede tengano presente la globalità dell’esperienza cristiana; introducano sia alla capacita di ascolto e interiorizzazione delle multiformi presenze della Parola; sia al Sacramento, sia alla vita-ministerialità ecclesiale, sia alla capacità personale e comunitaria di trasformazione del mondo; sia alla personale esperienza di Dio-Trinità.
– Gli itinerari di formazione tengano presente la progressività della risposta alla fede. Non si abbia la pretesa di proporre tutto contemporaneamente o con il modello dell’apprendimento scolastico.
Prossime:
scheda n. 38 PREDISPOSIZIONE DI ITINIERARI CATECHISTICI CAPACI DI SUSCITARE ED EDUCARE LA FEDE ATTRAVERSO L’ACCOGLIENZA DELLA DOMANDA DI SACRAMENTO
scheda n. 39 NECESSITA’ DI UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE DELLA CATECHESI DEGLI ADULTI
Pingback: La logica pastorale per la NE a Roma | luciano meddi
Pingback: Una catechesi adulta per la diocesi di Roma | luciano meddi