Sempre la chiesa ha fatto fatica a proporre alle nuove generazioni la speranza inaugurata da Gesù e a generare credenti. Troppo spesso si è limitata a reclutare aderenti che si riconoscono nel bisogno religioso. Il nostro tempo non è diverso dagli altri, ma certamente è più complesso. La trasmissione del messaggio, infatti, e la crescita nella adesione e risposta coraggiosa al Vangelo è sempre più nelle mani della libertà di ciascuno.
Quello che nella pastorale tradizionale era un compito semplice, ora è costruito di tanti passaggi uno legato all’altro. Oltre il trasmettere la propria testimonianza e fede, i credenti devono farsi carico di molte azioni perché la decisione per il Vangelo vinca queste proposte culturali. Iniziare e far crescere sono azioni che si collocano dentro altri passaggi. Si tratta di proporre, pubblicizzare, far aderire, spiegare, confrontare, difendere, far sperimentare, sostenere, guarire, accompagnare, sviluppare competenze… Se prima si trattava solo di amministrare il battesimo perché la domanda era assicurata, oggi le comunità devono non solo spiegare il rito o istruire i fedeli, ma soprattutto attirarli e far sperimentare la “vita buona del vangelo” perché possa essere desiderata e scelta.