Luciano Meddi © Catechesi, 2012-2013, 82,2, 12-18.
La chiesa italiana sta progressivamente adeguando il suo “dispositivo formativo” ai nuovi contesti sociali ed ecclesiali. Forse si concluderà con una rilettura o riscrittura del DB Il rinnovamento della catechesi. Questa ricerca si colloca dopo la pubblicazione del documento “Annuncio e Catechesi” del 2010 presentato quasi come sintesi del decennio “comunicare la fede in un mondo che cambia” (2001) ma anche nell’imminenza del Sinodo per la NE (2012) […]
Ritengo maggiormente utile che si realizzi un “dispositivo pastorale e catechistico” che si faccia carico della redditio attraverso una autentica receptio. Cioè dei passaggi psico-sociali attraverso cui la libertà del catecumeno (uso il termine nel senso ampio) si apre alla decisione per il Vangelo e per la corresponsabilità della missione ecclesiale.
Molti indicatori fanno concludere che la motivazione che spinge l’episcopato ad una tale ridefinizione del compito catechistico sia la preoccupazione della progressiva “scristianizzazione” dell’Italia e che questo sia dovuto alla “incapacità” dei credenti di cogliere il pericolo di relativismo insito nelle forme culturali contemporanee. Se questa analisi è vera per alcune situazioni e può essere presa come “sfida” pastorale prioritaria, non credo si possa, tuttavia, estenderla all’intera situazione della religione e del cristianesimo nel nostro contesto. Rimango nell’idea che la analisi più profonda sulla situazione del cristianesimo in contesti “europei” sia quella delineata negli anni ’60 ed espressa con i termini “mentalità di fede” e “dissociazione fede e vita” […]
La formula “integrazione fede-vita” entrò in DB ai nn. 38 e 52-55 ma soprattutto fu ripresa e divenne uno dei centri della riflessione di Paolo VI proprio in Evangelii Nuntiandi (1975, n. 20) […]
Dispiace segnalare che a questa impostazione non fu fedele l’UCN e neppure la ricerca catechetica successiva troppo attenta e seguire sollecitazioni improvvisate e poco a riflettere sulla epistemologia dell’azione catechistica. Non mancarono tuttavia approfondimenti più vasti e ancora oggi significativi […]
Questa opzione ha bisogno di una catechetica che non sia più declinata sulla linea degli “approfondimenti” delle dimensioni della catechesi. Questa impostazione deriva dalla definizione di catechesi come solo servizio alla comunicazione della fede. La stagione post-conciliare è stata segnata infatti da una catechetica che ha dialogato con i processi educativi nella prospettiva di favorire la comprensione del messaggio e non nella prospettiva della interazione profonda tra proposta di fede e dinamismi della persona. È stata una catechetica a partire dalla logica dei linguaggi o dimensioni della fede. Non si è voluto impostare la ricerca a partire dalla formulazione dell’itinerario, cioè a partire dal soggetto che apprende la vita cristiana; ha continuato ad indagare le diverse dimensioni dell’atto catechistico senza offrire e sperimentare un protocollo formativo adeguato. Di conseguenza ne derivava e ne deriverà ancora una catechesi che lascia l’onere della interiorizzazione e integrazione al catecumeno, fuori o dopo l’incontro catechistico.
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