Alcuni criteri ecclesiologici
L’ultima parte della riflessione è dedicata ad alcuni aspetti del modello di Chiesa capace di realizzare la missione e la nuova evangelizzazione.
La prima e la terza riguardano l’ideale formativo di Aparecida. Il documento propone il cammino che Dio vuole per questo “oggi” per il discepolo. Tutta la proiezione utopica (verso il futuro) o restaurazionista (verso il passato) non è dello spirito buono. Aparecida offre a tale proposito due categorie pastorali che sorgono dalla stessa originalità del Vangelo: la vicinanza e l’incontro.
La seconda ritorna sul pericolo di chiese locali dedite solo alla organizzazione tradizionale: «la Chiesa è istituzione, ma quando si erige in “centro” si funzionalizza e un poco alla volta si trasforma in una ONG». E ripete che esistono in America Latina e nei Caraibi pastorali “lontane”, pastorali disciplinari che privilegiano i principi, le condotte, i procedimenti organizzativi…Mentre Dio «è vicino al suo popolo».
La quarta è dedicata alla figura e alla scelta del vescovo. Il Vescovo deve condurre, che non è la stessa cosa che spadroneggiare. E il posto del Vescovo per stare col suo popolo è triplice: o davanti per indicare il cammino, o nel mezzo per mantenerlo unito e neutralizzare gli sbandamenti, o dietro per evitare che nessuno rimanga indietro, ma anche, e fondamentalmente, perché il gregge stesso ha il proprio fiuto per trovare nuove strade.