Papa Francesco e la missione\1

Missione come rinnovamento interno della Chiesa.

Non deve sfuggire la novità di questa riflessione. Il rinnovamento infatti non è pensato in termini sociologici e neppure nel senso del rafforzamento del ruolo tradizionale della chiesa e del suo dispositivo missionario. Questo è stato centrato troppo sulla conservazione del racconto tridentino della fede. Ne derivava una impostazione missionaria centrata sulla apologia e testimonianza difensiva della fede. Il Papa chiede un rinnovamento che si basa su una riconsiderazione della cristologia di base del messaggio cristiano. Egli afferma:
«Aparecida ha proposto come necessaria la Conversione Pastorale. Questa conversione implica credere nella Buona Novella, credere in Gesù Cristo portatore del Regno di Dio, nella sua irruzione nel mondo, nella sua presenza vittoriosa sul male, credere nell’assistenza e guida dello Spirito Santo, credere nella Chiesa, Corpo di Cristo e prolungatrice del dinamismo dell’Incarnazione».

Sono evidenti la continuità e la discontinuità di questa impostazione con le precedenti affermazioni, anche nel Sinodo per la NE. Impostazione che finalmente recupera e riunisce i due polmoni missiologici: il mandato pre-pasquale e il mandato post-pasquale. È una prospettiva che illumina il dono della salvezza con la carica della pratica messianica di Gesù; è una prospettiva che riunisce nuovamente la storia quotidiana con il dono della Grazia. Una prospettiva che dopo la Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, che aveva formulato l’espressione salvezza integrale come contenuto del rapporto tra evangelizzazione e promozione umana, avevamo perduto.

Le Propositiones invece rimangono ancora nella definizione tradizionale di Kerigma: «Il fondamento di ogni proclamazione, la dimensione kerigmatica, la Buona novella, mette in risalto l’annuncio esplicito della salvezza. “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture,e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1 Cor15, 3-5)» (Propositiones, n.9).

Questa impostazione porta Papa Francesco a porre alcuni criteri per valutare la qualità della pastorale missionaria: il compito dei Presbiteri sia più pastorale che amministrativo; superare la prospettiva reattiva ai complessi problemi che sorgono; rendere partecipi della Missione e dare libertà di discernimento ai fedeli laici; servirsi dei Consigli Diocesani per il discernimento; sostenere la appartenenza operatori pastorali e i fedeli in generale.

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