Formare cristiani adulti. Introduzione

1. La NE come formazione degli adulti

Da molti anni ho avuto la opportunità di partecipare agli incontri di formazione permanente del clero in diverse Diocesi e Associazioni sul tema della Nuova Evangelizzazione (NE) e del rinnovamento delle pratiche catechistiche per la formazione degli adulti. Mi sono fatto una opinione che desidero condividere. Mi ha progressivamente colpito un dato banale. Da una parte ho incontrato la decisa adesione di presbiteri che hanno trovato nei movimenti e associazioni il convincimento e le risorse per implementare nelle loro comunità esperienze stabili e non solo occasionali di formazione con adulti. Di più: hanno dato vita a trasformazioni adulte delle parrocchie. Dall’altra la percezione che altri presbiteri, non avendone esperienza, rimangono diffidenti verso pastorali centrate sugli adulti; con la conseguenza che si sentono in grande difficoltà verso le continue proposte di rinnovamento parrocchiale e di NE. Mi sono domandato dove sia l’impasse, quale sia il motivo per cui sembra che lo Spirito trovi casa e porti i suoi frutti più in un contesto ecclesiale che in altri. I fattori sono ovviamente molti. Riguardano aspetti personali ma anche ecclesiali. Mi sono fatto la convinzione che la difficoltà delle parrocchie a dare vita ad una seria pastorale con adulti derivi da due elementi tra loro collegati. Da una parte il fatto che le parrocchie permangono in una qualche forma di cultura pastorale di cristianità. Mancano cioè di una vera coscienza missionaria. Dall’altra la incertezza e resistenza di molti parroci che nasce dal modello di formazione ricevuto; preparazione che non include in modo adeguato le abilità a svolgere tale compito. Dunque: mancanza di un quadro teologico e di pratiche adeguate. Superare questa impasse e dare un obiettivo missionario preciso alla CA e abilitare il parroco e la comunità a perseguirlo, sarà il mio interesse. In effetti la Catechesi degli Adulti (CA) rimanda alla necessità di un chiarimento non ancora realizzato da parte delle Diocesi sulla globale prospettiva missionaria. Oggi si insiste, ad esempio, nel volere una parrocchia centrata sul compito di offrire una apertura universale o popolare del cattolicesimo. Questo potrebbe far intendere che non si abbia cura della qualità della vita cristiana adulta. Questo anche in recenti documenti sul rinnovamento della catechesi in Italia. Certo le Diocesi sempre spingono i parroci a realizzare iniziative formative per gli adulti. E questo, appunto, avviene già. La trasformazione della parrocchia da “stazione di servizio” a “comunità parrocchiale” con percorsi o itinerari catecumenali in stile di catechesi permanente (cf. Evangelizzazione e Sacramenti, 1973, nn. 83-84) già è stata realizzata. Se nelle comunità parrocchiali manca la missionarietà significa che questa via della catechesi agli adulti non è completa. Essa va integrata con la formazione con adulti e per la comunità. In termini più chiari: si avranno comunità parrocchiali missionarie se la comunità diviene scopo e con solo luogo della CA. Se, cioè, la proposta non si configura come ripetizione del catechismo dei ragazzi o come spiegazione delle “istruzioni per l’uso” di un compito da svolgere singolarmente, fuori della parrocchia. Quando parliamo di fine della civiltà parrocchiale e costruzione di comunità evangeliche o comunità missionarie intendiamo dire esattamente questo: comunità parrocchiali che – oltre al compito di agenzia religiosa, da mantenere sempre aperta – propongono a qualcuno dei propri figli esperienze di condivisione missionaria della vita a servizio del territorio. Condivisione significa piccola comunità cristiana. Ma questa, che appare essere la principale innovazione dei Movimenti e Associazioni, non appare nei diversi documenti dedicati alla parrocchia e alla catechesi degli adulti (CA). E il parroco troppo spesso non ne ha fatto esperienza. Su questo primo elemento della impasse ho già riflettuto in altri contesti[2], come pure sulla proposta di percorsi per abilitare gli adulti a vivere la loro testimonianza in un quadro di NE. Ne ho concluso che le trasformazioni della parrocchia sono legate alla assunzione chiara del principio missionario (come lo ha proposto Gesù con il suo stile messianico); alla assunzione piena della corresponsabilità laicale; alla riformulazione dei processi formativi dentro le comunità parrocchiali; alla riadeguazione della formazione degli adulti. Su questo punto ho indicato un modello centrato sui passaggi missionari (NE o proposta del Vangelo messianico, mistagogia o formazione della personalità cristiana, e sviluppo della testimonianza profetica o lettura dei segni dei tempi). Questa pubblicazione vuole riflettere sul secondo elemento della impasse: le condizioni e le competenze del clero parrocchiale necessarie a svolgere tale compito. Essa è dedicata a dare coraggio e competenza ai presbiteri perché si scoprano veri animatori di comunità adulte. Da una parte la pubblicazione aiuta a far evolvere la indecisione presente in molti preti quando, pur avvertendo la chiamata della formazione degli adulti, si sentono impreparati e sfiduciati. Dall’altra indica lo sviluppo di adeguata competenza perché di fatto il problema della mancanza di catechesi adulta nelle parrocchie coincide con la mancanza di formazione ricevuta dai presbiteri. Il desiderio di questo libro è quindi che molti presbiteri giungano a fare sogni da prete[3].

1 commento su “Formare cristiani adulti. Introduzione”

  1. Tema attuale quanto mai. Bene rivolgersi ai parroci( preti in situazione pastorale reale) . Proposta analitica( fin troppo?) Se fosse possibile esaminare criticamente/positivamente modelli concreti, Cesare

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