Catecumenato crismale per non cedere alla pigrizia pastorale

cresima-adultoMolte volte ho sottolineato il valore missionario della collocazione del Catecumenato Crismale in età adolescenziale e giovanile.

Questa scelta permette di elaborare pastorali di popolo, che permettano cioè interventi formativi nelle parrocchia aperti a tutti e non elitari. Che non cedono alla scristianizzazione precoce per invocare, poi, tardivi programmi di nuova evangelizzazione.

E’ opportuno considerare anche l’altro vantaggio: il catecumenato crismale come antidoto alla pigrizia pastorale.

Coloro che sostengono la prospettiva di una chiusura anticipata dell IC dei ragazzi a vantaggio della conclusione rituale dei sacramenti, sembrano non considerare che la debolezza delle parrocchie viene anche dalla fragilità dei percorsi formativi. Una formazione che si conclude troppo presto, non incidendo sulle scelte delle persone nel momento della presa in carico della propria vita, non le abilita a leggere la cultura contemporanea in modo adeguato e non incide sui loro processi decisionali.

Il modello del “ripristino dell’ordine sacramentale” senza volere (o forse proprio con questo scopo nascosto), ha diminuito la conflittualità pastorale. Rende minore l’impegno delle famiglie; anzi lo elimina. Perchè a fronte di un maggiore e a volte desiderato coinvolgimento in età infantile, si sentono liberate dal peso della testimonianza pre e adolescenziale.

Ma soprattutto diminuisce l’impegno della parrocchia e dei parroci che sono sufficientemente prepararti a fare il catechismo ai bambini mentre soffrono di metodo e di comunicazione quando si tratta di incontrare gli adolescenti. Chiudere la IC verso i 10-11 anni permette loro di riposare tranquilli. E’ una scelta pastorale ovviamente deresponsabilizzante. E’ una falsa innovazione che deresponsabilizza le comunità e i presbiteri.

Il fatto che molti vescovi e comunità parrocchiali non abbiano accettato questo cambio pastorale, è segno molto positivo. Che questo rifiuto venga dalle chiese del centro-sud, ancora più significativo. Questo mostra che c’è una convergenza sul fatto che occorre una “conversione pastorale” più missionaria ed evangelizzante. Mostra che esiste una resistenza alla deriva che affida prevalentemente ai movimenti il compito missionario. Mostra un serio scollamento tra linee e settori della CEI e coscienza missionaria di parte del clero.

Il catecumenato crismale posto volutamente tra la adolescenza e la prima giovinezza è un carico pastorale decisivo e molto più impegnativo di un modello che chiude prima del tempo il compito formativo delle Nuove Generazioni. Perchè quanto dico non sia frettolosamente rifiutato con la scusa che in questo modo si lascia tutto a come era, sia chiaro che parlo di Catecumenato Crismale e non di regalare la cresima al primo che viene.

Approfondimenti in:

Per una visione di sintesi della proposta di ICR in prospettiva educativa, vedi Meddi L., L’itinerario formativo per la iniziazione cristiana dei ragazzi, in Aa.Vv., in Iniziazione cristiana per i nativi digitali. Orientamenti socio-pedagogici e catechistici, Paoline, Milano 2012, 149-175.

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