Questa relazione parte dalla affermazione che una vera e propria catechesi degli adulti (= CA) non sia ancora stata ben definita nella riflessione catechetica e tanto meno nella prassi catechistica.
O quanto meno non sia stata ben centrata nel suo nucleo
fondamentale e specifico. Da molti punti di vista, infatti, sembra che quanto viene definito (o meglio “venduto”) come CA altro non sia che uno dei suoi momenti: una catechesi di reiniziazione o rievangelizzazione o di alfabetizzazione biblica. Al termine della quale non resterebbe altro alla catechesi che o sfociare nella “teologia per laici” (questo mi sembra essere l’esito, di fatto, dei vari catechismi per adulti) oppure in una forma di “spiegazione e iniziazione alla esperienza spirituale”. Non che queste due dimensioni siano errate. Anzi. La questione è se la catechesi non abbia più nulla a che fare con la formazione degli adulti se non in questa duplice forma. O se al contrario ora inizi la possibilità di una forma adulta della catechesi. [Dalla Introduzione]
5. Considerazioni conclusive, 211-212
Quali indicazioni per la pratica catechistica possono nascere da queste riflessioni?
1. Se le riflessioni fatte sono adeguate, si suggerisce uno studio e una pratica che separi (per ricomporre) le due parti della cosiddetta “catechesi degli adulti”. In realtà abbiamo bisogno di una pluralità di percorsi catechistici. Questo non è una novità. Accanto a quelli già definiti dal RICA e quelli di rievangelizzazione degli adulti, si potrebbe meglio definire una “catechesi adulta” che non si limiti di nuovo alla dimensione teologica o “alfabetizzante” del semplice sapere dottrinale. Questo pericolo è facilmente dimostrabile, stante le pubblicazioni e i modelli in atto della CA.
2. Una siffatta impostazione della dimensione adulta della CA richiede uno stretto collegamento con l’intera pastorale. Forse richiede anche un cambio della pastorale troppo sbilanciata sulla gestione della dimensione sacramentale (quando non sacrale) e poco attenta alla ampia e “integrale” prospettiva della salvezza recuperata dalla soteriologia contemporanea. Ma al tempo stesso, forse, sarà proprio questa catechesi a spingere una nuova pastorale pienamente capace di dialogo con la storia e la cultura, cioè davvero missionaria?
3. Nella riflessione pastorale si dovrà indubbiamente sollevare la questione del modello di comunità diocesana e parrocchiale capace di tale spessore profetico. Un autore avvertito come C. Floristan continuamente ripropone questo problema. Ma anche l’esperienza quotidiana ce ne fa consapevoli. Modello di comunità significa anche vero funzionamento dei consigli pastorali.
4. Un aspetto più immediatamente catechistico riguarda il luogo e gli strumenti di tale CA. Ancora di più di altre catechesi, questo tipo di catechesi implica una impostazione fortemente dialogica, di ricerca, di sperimentazione e di abilitazione al confronto con le diverse fonti del messaggio cristiano. Forse la logica più adatta sarà quella del “dossier” preparato con attenzione e modestia intellettuale.
5. Per realizzare tali itinerari la catechetica del futuro dovrà avere il coraggio di riaprire il dibattito sulla “attualizzazione” della rivelazione attestata nella Scrittura e sui criteri di una esatta attualizzazione biblica che vada oltre la semplice interpretazione esistenziale o spirituale. Un approfondimento, dunque della didattica biblica. Sono di incoraggiamento in tale campo i recenti documenti della Chiesa universale e anche della Chiesa Italiana.
da: Meddi L. (a cura di), L’esercizio della profezia. La catechesi nelle comunità adulte nella fede, in Meddi L. (a cura di), Diventare cristiani. La catechesi come percorso formativo, Napoli, Luciano Editore, 2002, 196-211.