Credo la vita eterna

2. Scelte comunicative per la predicazione escatologica

Non è una questione solo di oggi. All’inizio del ME si unisce il Cristo fonte della vita e il dramma del giudizio. L’eredità tridentina: il Catechismo Romano continua il modello individuale e fisicista ma invita ad una separazione tra eschata e senso della VE. Tuttavia la pastorale post-tridentina rafforza lo schema comunicativo della paura e minaccia (giudizio). Il linguaggio usato dal Catechismo di Pio X sembra accentuare la interpretazione fisicista e il carattere emotivo-affettivo.

Nel nostro post-concilio la Congregazione per la Dottrina Della Fede (1979) ritiene che il progressivo abbandono delle formule precedenti provochi un disagio, una inquietudine, un dubbio non positivo o definitivo, che porta a rinunciare a pensare a quel che segue dopo la morte. Non sono accettabili presentazioni che renderebbero assurdi o inintelligibili i riti funebri, il culto dei morti, o il senso all’assunzione di Maria. Tuttavia riconosce la necessità di purificare il linguaggio. Si deve ricercare un linguaggio “nuovo” solo come nuova capacità comunicativa.

La Commissione Teologica Internazionale (1991) sembra simile al documento precedente: rafforzare e difendere il dispositivo linguistico tradizionale con qualche modifica presentata dalla teologia. Viene preferito il linguaggio liturgico e soprattutto l’approccio cristocentrico. Si accetta la prospettiva di VE come comunione. Si chiede una comunicazione più persuasiva presa in prestito dal l linguaggio biblico utilizzato per spiegare le affermazioni centrali del dogma.

Il Catechismo della chiesa cattolica tende a mantenere in equilibrio due obiettivi.
Non perdere la tradizione e la reinterpretazione della fede a partire dalle nuove esigenze. Propone una doppia o ridondante comunicazione che utilizza nello stesso tempo il linguaggio scolastico ma anche quello biblico e antropologico. Scelta che mette insieme la interpretazione antropologico-esistenziale \ dal linguaggio fisicista a quello della qualità della vita, del fine dell’uomo! Suo obiettivo è ridare significato alle espressioni antiche attraverso una prospettiva ermeneutica interna alla tradizione. Accetta la prospettiva antropologica, della responsabilità e della morte come definitività; accetta la prospettiva biblica ma separata dalla ermeneutica del regno; individua nella relazione con Dio l’essenza della vita eterna; unisce il senso della storia verso la pienezza, con la trasformazione del cosmo-vita. Ma la sua preoccupazione è quella di mantenere la veridicità e necessità del giudizio personale e l’interpretazione spirituale (soprannaturale) del contenuto dell’espressione “vita eterna”. Anche quando accoglie il linguaggio antropologico-esistenziale e storico. Il Compendio mantiene alcune delle scelte ermeneutiche di CCC ma genericamente preferisce il linguaggio emotivo e affettivo che lascia intendere che l’obiettivo sia mantenere le interpretazioni tradizionali.

Nel contesto (receptio) italiano il «Rinnovamento della catechesi» (1970) individua i criteri per l’esposizione del messaggio che includono il rispetto della natura intrinseca della Parola , il suo carattere vivo e la attenzione alla cultura contemporanea. «La catechesi presenta le ultime realtà sotto il segno della consolazione e dell’incontro comunitario col Padre (nn. 100-101)». Il testo mostra la assunzione dello schema storico-salvifico. La VE si manifesta con la missione di Cristo e si sostanzia della vita nello Spirito. Lettera ai cercatori di Dio (2009) usa l’espressione “speranza e responsabilità”, termini che chiariscono l’obiettivo comunicativo, ma è un altro modo per centrare la questione sul giudizio inteso come auto-giudizio, “compimento della nostra esistenza come relazione piena con Dio” .

 

In sintesi: quali scelte comunicative e ripercussioni pastorali nel post concilio?

  • Mantenere il senso della tradizione.
  • Accogliere alcune innovazioni linguistiche: in modo più convinto le prospettive antropologiche-esistenziali e relazionali-comunionali, meno convinto quelle relative all’impegno storico come luogo interpretativo del giudizio e della trasformazione finale del cosmo.
  • Modificare la comunicazione: la novità di tipo comunicativo, ma non linguistico. Sono nuove espressioni per medesimi significati. Si sostituisce il tema generatore “fisicista” e si utilizza il tema generatore “relazione” (comunicazione, unione, pienezza).
  • Questa impostazione è rafforzata dalla scelta della ridondanza dei codici comunicativi.

Ripercussioni pastorali. Queste scelte non risolve il problema centrale come emerso dalla ricostruzione sociologica. Perché è di natura culturale e non solo sociale

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