Catechesi missionaria in Europa

catechesiCatechesi missionaria. Analisi di una definizione in Europa
L. Meddi, Catechesi missionaria. Analisi di una definizione in Europa, in «Catechesi», 87 (2018) 1, 29-41

Tra le caratteristiche maggiori della nuova catechesi missionaria (=CM) come si sta sviluppando in Europa[1] si deve sottolineare la insufficiente riflessione sull’uso del tema missionario. Il termine viene utilizzato senza un adeguato confronto con la riflessione missiologica con la conclusione che troppo spesso ha un significato incerto, simbolico, evocativo. Un significato non riflesso che porta gli autori a privilegiare le azioni missionarie piuttosto che l’analisi della definizione di missionario per rendere autentiche le innovazioni proposte. Un uso sostantivato più che una analisi dell’aggettivo ovvero della qualità pastorale.

In effetti la pastorale e la catechesi europee sembrano essere preoccupate soprattutto di recuperare tutti coloro che in questi anni si sono allontanati dalla Chiesa invece di porre termine alla emorragia dei battezzati.

La scristianizzazione è vissuta dagli operatori come ansia di riconquistare mentre probabilmente una parte notevole della attenzione va posta alla comprensione del perché avvenga questo progressivo distacco e se la narrazione della fede comunica e non l’azione missionaria abbia perso la sua energia simbolica e propulsiva[2].

D’altra parte, si deve ricordare, che la stessa teologia missionaria è in continua evoluzione. Una evoluzione che a volte appare piuttosto come involuzione. La missiologia infatti risente della complessa vicenda della receptio del Vaticano II nella quale troppo spesso ha prevalso il desiderio di continuità con il passato rispetto alle prospettive aperte dal Vaticano II[3]. La CM quindi è incerta anche per il continuo cambio di prospettiva missionaria del magistero.

La CM risente di questa situazione ecclesiale con la conseguenza più evidente che troppo spesso essa è innovativa solo in apparenza perché continua ad essere volutamente a servizio di modelli (cioè finalità che generano pratiche e comportamenti) legati chiaramente alla visione di cristianità. A servizio cioè della ricostruzione della visione pastorale precedente il Vaticano II. Il cuore di questa ambiguità – si vedrà – è il non riconoscimento della libertà religiosa della persona nel quadro più ampio del valore teologico e salvifico della cultura.

Nella catechesi missionaria questo influisce sia nel momento della proposta del messaggio sia, ancora di più, nel momento della conversione profonda o formazione cristiana. Occorre quindi riportare la catechetica alla interpretazione del termine missionario per verificare la “qualità missionaria” della nuova catechesi e – infine – completare l’innovazione iniziata.

Indice

  1. Il trend missionario. Dal Vaticano II alla Evangelii gaudium
    La prospettiva conciliare
    La missione come pastorale di nuova cristianità
    La prospettiva missionaria
  2. Le cinque stagioni della catechesi missionaria.
    Una possibile periodizzazione
    Ricerca di una definizione nella letteratura recente
  3. Bilancio di una stagione?
    Quello che manca, che abbiamo trascurato, che abbiamo perso
    Necessari adeguamenti.

[1] Iniziano ad apparire alcuni studi di valutazione di questa stagione catechetica: in riferimento all’episcopato europeo cf. il prezioso W. Ruspi, Quale catechesi per la nuova Europa? I Congressi catechistici del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, Elledici, Torino 2016; per il contesto italiano L. Meddi, Impoverimento della catechesi missionaria in Italia? Una interpretazione, C. Cacciato (a cura)-Associazione Italiana dei Catecheti, Catechetica in ascolto, Elledici, Torino 2016, 54-85. Per la descrizione dei rinnovamenti in atto in alcuni paesi e per la qualificazione di alcune innovazioni di CM cf. G. Routhier-L. Bressan-L. Vaccaro, La catechesi e le sfide dell’evangelizzazione oggi, Morcelliana, Brescia 2012.

[2] Si direbbe, riferendosi a J.-F. Lyotard, La condizione postmoderna. Rapporto sul sapere, Feltrinelli, Milano 1981 [or. 1975], che anche o soprattutto il cristianesimo sia uno dei grandi racconti ormai non significativi.

[3] S. Noceti, Pensare il post-Concilio. Tra recezione ed ermeneutica, in Ad Gentes 16 (2012) 1, 11-24

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