Nella sua recente lettera pastorale Ti trasformerai in Me Mons. Semeraro, vescovi di Albano e attuale Presidente della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, l’Annuncio e la Catechesi, riprende il tema della comunicazione della fede e della educazione cristiana già sviluppati in precedenti interventi.
Questo nuovo intervento è dedicato al valore del decreto Quam Singurali di Pio X che ancora regola, per certi versi, la organizzazione della pastorale e catechesi della prima comunione. Ma, in qualche modo, la sua riflessione, tra gli altri temi, affronta una questione che è molto a cuore anche a questo blog: è utile per il futuro della nuova evangelizzazione in Italia modificare totalmente l’impianto attuale della organizzazione della IC dei ragazzi al punto di farla terminare all’inizio della preadolescenza (11-12 anni)?
A tale proposito egli dedica l’intero paragrafo 2 al tema del “valore della prassi attuale”.
Egli scrive:
“Accennerò solo brevemente alla questione – vexata quaestio – circa la collocazione della prima Comunione in un momento anteriore alla celebrazione del sacramento della Confermazione per i fanciulli che hanno ricevuto il Battesimo da infanti. Per quanto sia legittimamente aperto un dibattito sulla successione dei Sacramenti dell’Iniziazione cristiana e sulla loro modalità celebrativa, rimangono validi per noi sia il valore in sé, sia la normatività dell’attuale loro sistemazione nella Chiesa cattolica di tradizione latina. Punto di riferimento resta quanto disposto dall’Episcopato italiano con la pubblicazione dei quattro volumi del Catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Più in particolare, il catechismo Venite con me destinato ai fanciulli di 8-10 anni propone un itinerario particolarmente attento all’esperienza di fede nella comunità parrocchiale e non da ultimo articolato come itinerario d’iniziazione alla celebrazione dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia.
Ricordo inoltre che la prassi abituale per la collocazione dei tre Sacramenti dell’Iniziazione per i figli nati in una famiglia cristiana prevede la celebrazione del Battesimo in tenera età (cfr C/C cc. 867-868) e, in seguito, tra gli 8-10 anni, la prima Comunione (cfr C/C cc. 913-914).
Quanto, poi, alla celebrazione del sacramento della Confermazione, dal 2004 è in vigore ! nella Diocesi di Albano la disposizione del vescovo A. Valimi che la fissa non al di sotto dei 15 anni.
Conosco bene le riserve (anche in prospettiva del dialogo ecumenico con l’Ortodossia) e i rilievi di ordine dottrinale e pastorale, che si frappongono a tale organizzazione consolidatasi dal secolo XVII a oggi. Essi, in breve, riguardano la celebrazione disgiunta dei tre sacramenti dell’Iniziazione cristiana – avviata in Occidente già nel V secolo col distacco della celebrazione della Confermazione dal Battesimo – e il (graduale) mutamento nell’antica successione celebrativa.
Sono questioni di grande rilievo. Non è questo il luogo adatto per trattarne. In relazione ad esse, però, avremo come punto di riferimento quanto scritto da Benedetto XVI e cioè che le diversità esistenti fra Oriente e Occidente su questo punto riguardano tradizioni e consuetudini differenti e che «non sono propriamente di ordine dogmatico, ma di carattere pastorale».
Al riguardo, tuttavia, è doveroso ricordare almeno alcuni vantaggi che, dalla prassi ormai invalsa da più secoli e ampiamente diffusa nella Chiesa cattolica, ne sono derivati alle nostre comunità cristiane. Al primo posto porrei proprio la riscoperta del sacramento della
Confermazione, che in ambito cattolico avviene nella metà del XX secolo. Insieme nominerei lo sviluppo di un grande impegno nella pastorale catechistica, che oggi, alla luce dei mutamenti intervenuti nella nostra società, è doveroso ancora di più qualificare.
Ci troviamo, difatti, nel bel mezzo di «una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di eclissi del senso di Dio, che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo». Noi dobbiamo abitare in questo processo storico, convinti che esso è il tempo giusto perché noi siamo buoni e fedeli discepoli del Signore Gesù; dobbiamo abitarvi anche con la consapevolezza che proprio questa eclissi di cui si parla rende in qualche maniera davvero inedita la nostra epoca”.
Mi sembra questa un testimonianza del principio che la NE, anche in riferimento al tema della secolarizzazione, va affrontata a partire dal duplice principio di una pastorale parrocchiale di qualità (1) che sappia unire nei suoi percorsi iniziatici la dimensione del dono e dell’impegno (scelta) (2).
Semeraro M., Ti trasformerai in Me. Lettera pastorale ai sacerdotie ai catechisti della Chiesa di Albano a cento anni dal decreto Qual Singulari di San Pio X, Marino, Renzo Palozzi, 2010