La presentazione del cammino Quaresimale da parte degli operatori pastorali e la comprensione che ne possono avere i “destinatari” è inevitabilmente legata alle comprensioni ed interpretazioni che si hanno del mistero pasquale che si sta per celebrare. Questa sottolineatura può sembrare strana o superflua. Si potrebbe immediatamente rispondere che i significati teologici, liturgici e pastorali che sono racchiusi nelle celebrazioni del triduo santo hanno un significato unico ed evidente, per cui l’unico problema potrebbe essere quello di una migliore spiegazione degli stessi.
Invece una più attenta frequentazione dei testi conciliari, della riflessione teologica di questi ultimi cento anni e anche della predicazione recente dei Papi metterebbe in luce la realtà di un progressivo spostamento degli accenti all’interno della spiritualità e della presentazione catechistica del grande mistero della fede. Soprattutto che i due tempi liturgici non si vivono e non si comprendono separatamente.
Quaresima e mistero pasquale sono semanticamente collegati. Se è vero che possiamo attribuire alla Quaresima tutto il vocabolario della preparazione è tuttavia inevitabile riflettere che “prepararsi” chiede di specificare “a cosa”. Definire la Quaresima come “cammino” non può limitarsi solo alla declinazione del camminare stesso. A piedi, in macchina, col treno, da solo, in gruppo, di giorno, di notte, con la mappa, con una guida… Ma verso dove? […]