Ricentrare l’azione formativa avendo la persona come soggetto e non solo come destinatario del processo significa parlare delle sue energie spirituali (sia come spirito che come Spirito). La spiritualità entra di diritto in questa riqualificazione offrendo notevoli apporti.
Uso il termine spiritualità in un triplice significato: quello antropologico cioè la dimensione psichica e interiore della persona; quello religioso cioè la dimensione spirituale delle culture; quello propriamente cristiano (soprattutto cattolico) cioè l’esperienza spirituale legata alla rivelazione e a Gesù di Nazaret. La pedagogia della fede riceve equali e notevoli contributi anche se certamente esistono differenze di valore.
La spiritualità come via o linguaggio si interessa della crescita del discepolo nella sua vocazione battesimale; sia come sequela sia come unione con Dio-Trinità. Certamente anche la “dottrina spirituale” ha avuto progressivi ampliamenti e comprensioni, una sua evoluzione come pratica formativa. La storia della spiritualità sottolinea infatti alcuni grandi passaggi.
In modo particolare il tempo contemporaneo è segnato teologicamente dalle questioni del ripensamento della spiritualità in chiave antropologica, storica e trasformativa con notevoli innovazioni nelle finalità e nelle pratiche spirituali. Uno ripensamento che mette in evidenza l’unità psico-fisica (non fuggire, ma integrare); trasformazione del mondo e testimonianza diretta; lo sviluppo dei propri carismi e della loro personalizzazione; l’utilizzo delle vie delle religioni.
Nell’insieme l’attuale autocoscienza della spiritualità aiuta il SEE ecclesiale in tre dimensioni.