1. Destinatari. È diretto a coloro che frequentano i percorsi della Mistagogia, della profezia nelle comunità e per operatori pastorali.
2. Dimensione biblica. Appartiene alla esperienza del popolo di Israele il convenire per rinnovare la fedeltà a Jahvé e prendere decisioni comuni. Ne è esempio la prima assemblea come narrata da Es 19-24. altri testi esemplari sono la assemblea di Sichem presieduta da Giosuè (Gs 24) e la grande assemblea indetta da Neemia (Ne 8). Il NT ci presenta come ovvia la pratica della sinodalità. La stessa pratica della “correzione fraterna” è pratica sinodale (Mt 18). Atti 15 ci riportano la scelta della comunità che di fronte alle gravi sfide della evangelizzazione fuori dall’ambiente giudaico, convoca il primo concilio, quello di Gerusalemme.
3. La tradizione della Chiesa. La lettura sinottica dei documenti del concilio ci permette di individuare le linee globali della riforma della Chiesa nel nostro tempo. La riflessione dei vescovi pare costruita su due punti in stretto rapporto tra di loro: la identità della Chiesa e il suo compito nei confronti del mondo contemporaneo. Più in profondità si comprende che l’interpretazione del Concilio parte dalla seconda riflessione. Poiché essa si trova vivere in una cultura differente dalle precedenti allora riflette sulla sua identità in modo da poter trovare nella sua tradizione le forme adeguate a svolgere la sua missione (GS).
Il mondo è descritto come insieme di popoli in cammino verso la loro salvezza. I popoli sono guidati dalle rispettive culture che teologicamente sono pensate come già abitate dallo Spirito di Dio (GS). Compito della Chiesa sarà quello di annunciare la pienezza della salvezza conosciuta in Cristo. La Chiesa infatti è il popolo messianico che nel tempo rende presente la missione di Cristo profeta, sacerdote, ricapitolatore del creato (LG 9-11). Queste caratteristiche cristologiche e messianiche appartengono in mondo differente a tutti i battezzati.
La Chiesa conosce in profondità le rivelazioni di Dio, specialmente quella realizzata in Cristo. Annuncia, conserva, comprende in profondità, difende questa rivelazione (DV 8.10 c. VI). La Chiesa celebra il Cristo risorto e attraverso la sua liturgia permette di entrare in comunione profonda con lo Spirito di Cristo (SC). Attraverso la triplice testimonianza (comunità messianica, ascolto della parola, celebrazione della Pasqua) essa può realizzare la sua missione in dialogo con gli altri percorsi di salvezza presenti nel mondo e con le culture contemporanee (AG).
Nello svolgere questa sua missione la Chiesa ha bisogno di rinnovare la sua azione pastorale. I diversi soggetti (vescovi, sacerdoti, laici, religiosi e vita consacrata) partecipano in comunione tra loro alla unica missione della Chiesa. (CD, PO, AA, VC). Questa missione è in dialogo con le grandi religioni e soprattutto la tradizione ebraica (DH, NA). È una missione ben consapevole del nuovo contesto antropologico proprio delle culture contemporanee e soprattutto della istanza comunicativa che proviene dal grande sviluppo della comunicazione sociale e massmediale (GS, IM).
4. Attenzioni pastorali. Il Vaticano II è ancora punto di riferimento della pastorale delle nostre comunità? Gli adulti conoscono le linee generali di questo rinnovamento dello Spirito? Le recenti polemiche sulla lettura dello spirito del concilio o della sua sola lettera (testo) non ha significato se isola le due dimensioni. C’è veramente una discontinuità con il passato della autocomprensione della Chiesa. Ma discontinuità non significa necessariamente opposizione o condanna. Dove è, altrimenti, la obbedienza allo Spirito?
Tratto da
Barghiglioni E. e M.-Meddi L., Adulti nella comunità cristiana. Guida alla preparazione di itinerari per l’evangelizzazione, la crescita nella fede e la mistagogia della vita cristiana, Paoline, Milano 2008
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