Catecumenato dei ragazzi e processi formativi

Luciano Meddi [postato il 762010]

Il recupero del modello catecumenale della pastorale per un rilancio missionario di tutto l’agire ecclesiale è stato sicuramente una decisione positiva degli anni ’90.
Il carattere iniziatico della pastorale realizzato attraverso il modello dei 4 tempi (evangelizzazione, catecumenato illuminazione-celebrazione, mistagogia) era già individuato nell’Oica del 1972.

Ma la Chiesa Italiana come quasi tutte le chiese europee, non fece caso a quella indicazione che, provenendo da AG 14 e 22, appariva come una questione solamente dei paesi di missione. Anche il Documento Base non cita mai AG 14!
Bisognò attendere il 1978 per avere una “traduzione” (Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti) che nelle Premesse lo dichiara “forma tipica per la formazione cristiana” (n.1).

Sappiamo come nel c. V (Rito dell’iniziazione cristiana dei fanciulli nell’età del catechismo) il modello che è delineato per gli adulti viene proposto anche per i ragazzi della scuola elementare. Questa scelta ha sicuramente delle motivazioni di natura spirituale e teologica.
In ultima analisi si fonda sulla antropologia teologica e sulla teologia dei sacramenti.
Molti autori l’anno illustrata e difesa. In ultima analisi essa si fonda sulla affermazione che la dimensione pedagogica della ICR derivi dalla natura del processo liturgico-sacramentale. Mons. Caprioli si è molto impegnato per questa prospettiva.

Tuttavia questa impostazione “deduttiva” della pastorale non dà ragione della complessità del rapporto Natura-Grazia, Rivelazione- Storia, Fede-Cultura. Soprattutto non tiene conto del contesto di “libertà” e “soggettività” dei processi sociali e quindi anche religiosi.
Le sperimentazioni stanno mettendo in evidenza, anche nel recente seminario a 10 anni dalla Nota, che l’impianto della II Nota e della Guida non dà i risultati previsti. Rimane sempre aperta, infatti, la questione “degli abbandoni dopo la celebrazione”.
La Mistagogia non decolla.

Ma può decollare una Mistagogia se l’IC non è pensata in interazione profonda con i dinamismi propri delle singole età? La questione del rapporto tra età spirituali ed età psico-sociali non è facilmente eliminabile!
Si impone quindi una ripresa della riflessione nella linea della integrazione fede e vita.

Per essere più chiari. Non si tratta di negare l’importanza del recupero dei 4 tempi e fasi della IC in stile catecumenale. Si tratta di riflettere quando e come le 4 tappe della proposta cristiana vadano poste nell’arco della crescita delle nuove generazioni.

Di questo tratta una nostra prossima riflessione.

1 commento su “Catecumenato dei ragazzi e processi formativi”

  1. Cesare Bissoli [postato il 1062010]
    I problemi che poni sono veri, il rapporto tra libertà e offerta del sacramento credo vada sviluppato progressivamente mentre cresce la coscienza della comunità sulla indispensabilità ditale binomio. Chiaramente l’attuazione del binomio dovrà essere una componente permanente, quasi un trascendentale, nel cammino di formazione , badando bene di realizzare la presentazione in termini corretti. Un elemento strutturale positivo sarebbe di sganciare l’accoglienza del sacramento da momenti rigidamente fissati di tempo e di luogo, come Derroite ed altri propongono e si va facendo in certi paesi…
    Cesare Bissoli, UPS (Università Pontificia Salesiana)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci »
Torna in alto