La responsabilità dell’annuncio. 2. Nuovi scenari per l’annuncio oggi.

seminatore

La storia della chiesa ha visto diversi contesti o scenari entro cui realizzare il proprio mandato[1]. La evangelizzazione di Gesù fu una predicazione messianica centrata sul dare avvio al regno di Dio. Ma successivamente l’accento venne posto sul confronto con le religioni e le culture differenti. Questo ha portato gli autori del NT a sviluppare diversi aspetti della azione e del mistero della persona di Gesù. Una svolta decisiva fu l’incontro con la cultura ellenista e il rapporto tra fede e politica che portò l’attenzione più sulla definizione teorica della fede e a metter l’accento sulla unità più che sulla pluralità delle interpretazioni. La crisi dell’impero romano favorì la nascita della cristianità dove l’evangelizzazione quasi perse il suo ruolo. La chiesa si limitò a sacramentalizzare e quindi ad occuparsi solo della dottrina. L’identificazione tra evangelizzazione e dottrina si accentuò con la crisi luterana nella quale si rese necessaria una ri-definizione di ciò che propriamente si può intendere con cattolico (o protestante) e quindi necessario per la salvezza. Una visione dottrinale della fede e della esistenza cristiana, questa, ancora più sottolineata nella predicazione successiva all’Illuminismo e al Vaticano I, nel tempo dell’antimodernismo, con l’intento di negare il valore della modernità e delle scienze[2].

Per certi versi il nostro tempo è il tempo di una Evangelizzazione «nuova», nel quale si cerca un paradigma adatto al compito missionario della chiesa[3]. Un paradigma teologico e pastorale che riprenda la teologia della missione di Gesù e porti ad una pratica a partire dalla libertà e decisione della persona. L’annuncio oggi deve dialogare con i segni della cultura del nostro tempo. Il processo di evangelizzazione e di inculturazione del messaggio è segnato da queste caratteristiche lette alla luce della presenza di Dio nella storia.

È un tempo sinteticamente definito come conclusione della modernità che ha messo al centro della dinamica antropologica e sociale lo sviluppo della soggettività della persona e dei gruppi sociali nella direzione e organizzazione della vita. Al principio di autorità della tradizione si sostituisce il principio della ricerca e della sperimentazione. Questo anche nei confronti della dottrina cristiana. La persona non solo applica valori, ma ne produce essa stessa secondo il principio che è lecito fare tutto ciò che non limita la libertà altrui.

L’incontro tra cattolicesimo e modernità è stato vissuto come scontro e ha portato a forme di secolarismo. Ma il suo principio guida, la secolarizzazione della esperienza religiosa, è un dato irreversibile e fondato proprio nella esperienza biblica e del NT[4]. La post-modernità ha già purificato gli assolutismi della cultura precedente, scoprendone il lato ideologico e la sua ibris antropologica. Tuttavia sembra portare ad un soggettivismo autoregolato, esasperato e antiumano. Ma ha sviluppato anche il valore della soggettività e responsabilità delle persone.

In questo contesto di «crollo dei grandi racconti» che hanno guidato l’occidente negli ultimi secoli (Lyotard J.-F. 1975: scientismo, illuminismo e marxismo), la cultura sembra non avere più punti di riferimento condivisi. Anche le istituzioni religiose soffrono di una relativizzazione o soggettivazione perché sono percepite per lo più come insignificanti a risolvere i bisogni di salvezza contemporanei. Per questo molti hanno invocato una espressione adulta e secolarizzata della fede cristiana[5].

Nel nostro contesto è presente anche dall’esatto contrario. È un tempo caratterizzato da un notevole «risveglio religioso» inteso quasi sempre come sviluppo del potenziale umano o come “religione politica” per il necessario collante sociale (culture del nord) o espressione del bisogno di sicurezza personale (paesi del sud)[6]. Sono espressioni spesso pentecostali, che non tengono in conto nella loro formulazione dell’esperienza gesuologica e il dogma cristologico. Quasi sempre sono separate e lontane dalla esperienza della edificazione della città e della storia.



[1] Comblin J., La forza della parola, Emi, Bologna 1989; Bosch D.J., La trasformazione della missione. Mutamenti di paradigma in missiologia, Queriniana, Brescia 2000 [1991].

[2] Pio X, Pascendi Dominici Gregis. Lettera Enciclica ai venerabili Fratelli Patriarchi, Primati Arcivescovi, Vescovi e altri Ordinari aventi con l’Apostolica Sede pace e comunione. “Sugli errori del Modernismo”, 1907, 8 settembre.

[3] Dotolo C., Teologia ed evangelizzazione. Note di metodo, in Dotolo C.-Meddi L., cit., 13-77.

[4] Dotolo C., Secolarismo/secolarizzazione, in Pacomio L. (a cura di) , Dizionario Teologico Enciclopedico [già Lexicon. Dizionario teologico Enciclopedico], Piemme, Casale Monferrato 2004 4 [1993], 937-938.

[5] Bonhoeffer. Un cristianesimo non-religioso. Antologia da “resistenza e resa” “lettere alla fidanzata”, Emp, Padova 2005. Cf. la forte critica di Mons. Fisichella nel suo La nuova evangelizzazione. Una sfida per uscire dall’indifferenza, Mondadori, Milano 2011.

[6] Per l’Italia si possono vedere gli studi di Garelli F., Forza della religione e debolezza della fede, il Mulino, Bologna 1996; Id., Introduzione. La via italiana alla modernità religiosa, in Religione all’italiana. L’anima del paese messa a nudo, Il Mulino, Bologna 2011, 9-19. Cf. le riflessioni di Jenkins Ph., Il Dio dell’Europa. il cristianesimo e l’Islam in un continente che cambia, Bologna, Emi 2009 e Id., I nuovi volti del cristianesimo, Vita & Pensiero, Milano 2008.

2\ continua
Meddi L., La responsabilità dell’annuncio. Pratiche di Evangelizzazione, in Aa.Vv., Ho creduto, perciò ho parlato. Contributi della 10a Settimana Nazionale di Formazione e Spiritualità Missionaria. Loreto 26-31 agosto 2012, Missio, Roma 2013, 69-90.

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