Comunità Cristiana e “Segni dei Tempi”
Il discernimento comunitario nell’azione pastorale della Chiesa quale suo “dovere
permanente” (Gaudium et Spes, 4)
Che cosa significa organizzare la pastorale parrocchiale
a partire dalla categoria "Regno di Dio"? Le attività
tradizionali della parrocchia vanno pensate, in realtà,
come dimensioni. Cioè: ogni azione della chiesa è azione
comunitaria che si realizza nell'ascolto, in
comunione con lo Spirito di Cristo, nel servizio al
mondo attraverso una pluralità di carismi. Rimane
allora la domanda: quali sono allora le attività da
svolgere? In ultima analisi affrontare in concreto la
pastorale come attuazione del "Regno di Dio" significa
introdurre nella pastorale il modello teologico dei
"segni dei tempi" (=SdT).
Troppo spesso si riprende il programma dell’anno
precedente e lo si adatta in qualche parte. È questo un
modello appena accettabile nella cosiddetta pastorale di
“cristianità”. Nella logica dei Segni dei Tempi (GS
4.11) la comunità legge i fenomeni di vita del suo
territorio per scoprirne i bisogni di salvezza che
interpreta come suoi imperativi o comandi del Signore.
Li rilegge con l’aiuto della sapienza della Chiesa
(Scrittura, tradizione, Magistero) soprattutto quella
che deriva dalla frequentazione dei Grandi messaggi
della Bibbia meditata nell’anno liturgico. Con tale
discernimento, in continuità con la Chiesa diocesana,
individua gli interventi attraverso cui può collaborare
alla trasformazione salvifica della storia (azioni,
tempi, risorse). In modo particolare comprende chi sono
gli alleati e collaboratori (GS 11) attraverso cui lo
Spirito realizza la sua missione nella storia
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