Torneranno gli adulti in parrocchia?

Mi domandano spesso: ma come mai nei movimenti, nelle associazioni sembra esserci abbondanza di adulti per la catechesi invece nelle parrocchie sembra essere così difficile?Assistiamo ormai da anni a due fenomeni contrapposti: la rapida crescita e successo pastorale dei movimenti e associazioni, e la speculare progressiva incapacità della parrocchia ad essere riferimento per la esperienza adulta della fede. La parrocchia ha perso la sua occasione tra gli anni 70 e 80 del secolo passato quando le diocesi hanno avuto paura a realizzare nuove forme di aggregazione dentro le parrocchie accogliendo molto freddamente le diverse esperienze di comunità ecclesiali di base. Non si è quindi pienamente realizzato il testo conciliare sulla identità, compiti e figure della parrocchia indicato da SC 42 e le indicazioni successive di Ch. L. 26-34.

Contemporaneamente, invece, si offriva aperto sostegno ai nuovi movimenti di vita cristiana il cui successo è legato ad alcuni “privilegi”. Innanzitutto la ministerialità centrata non più sul parroco ma sulla carismaticità dei catechisti laici. Questo ha un peso notevole soprattutto nella continua situazione di discontinuità missionaria creata dal cambio di guida della comunità. In secondo luogo la possibilità di non farsi carico della pastorale generalista ha permesso l’offerta di percorsi basati sulla libera richiesta di crescita di fede. In terzo, e decisivo, luogo la possibilità di presentare l’annuncio e la vita cristiana secondo una personalizzazione carismatica, una spiritualità, che risultasse più convincente e vicina ai diversi bisogni religiosi delle persone.

E’ questo il tema della terza intervista a don Luciano Meddi realizzata da Piotr Dziubak della Sirt (società italiana per la ricerca teologica).
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