Tempo di Pasqua. Tempo di missione

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Meddi L., Tempo di Pasqua. tempo di missione, in Settimana, 2009, 44, 13-14, 1.16.

Hai fatto la Pasqua? La pastorale del precetto pasquale è ancora troppo presente nelle
rappresentazioni dei nostri adulti. Non permette di comprendere e di vivere appieno i significati antropologici e cristiani di questo tempo liturgico. Con molta difficoltà potranno scoprire nei riti e nel tempo pasquale il centro simbolico e il cuore del messaggio cristiano.
D’altra parte il post‐concilio non ha sviluppato chiavi linguistiche e liturgiche efficaci. Grande è la disillusione per un facile recupero della pratica religiosa. Molti operatori pastorali la avvertono e sperimentano nel silenzio. E questo genera la tentazione di tornare al sicuro della tradizione. Ma a ben guardare anche la cultura contemporanea sembra soffrire per la mancanza di tale riferimento alla simbolica centrale del mistero cristiano. Sembra che scopra di essere stata privata di qualcosa, di essere orfana di una simbologia capace di evocare e tirare fuori da se stessa tutto il potenziale positivo che lo Spirito misteriosamente mette dentro di lei. Ma dove sono i mediatori del linguaggio religioso capaci di traghettare questa cultura e portarla alla giusta consapevolezza? […]

Il significato che nasconde…
Cosa impedisce la comunicazione tra il rito pasquale e la sua esperienza nella quotidianità della gente? Cosa impedisce ai battezzati di comprendere i significati del tempo pasquale?
Forse non si può ridurre ad un solo fattore la causa di tale situazione. Provo ad indicarne alcuni. Nella tradizione pastorale la pasqua appare troppo legata alla sola dimensione cristologica. È qualcosa che riguarda solo Gesù. È la “sua” storia. Troppo spesso i battezzati si identificano con la folla che stava a guardare (quello che accadeva tra le autorità e il crocifisso!). Questa riduzione preventiva non permette di cogliere adeguatamente che il tempo pasquale non è solo quello del venerdì Santo. Quanto è espressiva la difficoltà a cambiare la tradizione che chiama l’adorazione del giovedì “sepolcri”! Lasciata a se stessa la simbolica del triduo rimane nella sola identificazione antropologica.

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