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L’educazione della fede: occasioni e contenuti
L. Meddi, L’educazione della fede: occasioni e contenuti, in Proposta educativa, 1994,3,5, 20-27.
In origine era il catechismo (dei bambini) organizzato in parrocchia per ricevere i sacramenti della cresima e della eucaristia. Poi vennero i cambiamenti (cresima dopo la
comunione; due anni di corso) e gli itinerari per i sacramenti degli adulti (matrimonio, battesimo). Come è organizzata mediamente la catechesi e perché? Come mai sembra avere cosí poco successo? E come potrebbe meglio esprimere i suoi
compiti in una situazione di complessità culturale?
Il compito fondamentale della catechesi nella comunità: essere azione ecclesiale per abilitare i credenti a vivere la fede in modo operoso e legata alla vita.
ll carattere educativo della catechesi viene collegato sempre più, nei nostri tempi con la iniziazione cristiana. Non tanto in riferimento di conferimento dei sacramenti che identificano la persona al mistero pasquale di Cristo quanto alla progressiva introduzione o apprendistato alla vita cristiana che ne costituisce il contenuto essenziale. Bisognerebbe inoltre sottolineare che in questo contesto «vita cristiana» vuole significare le dimensioni che strutturano progressivamente l’agire battesimale del credente. La vocazione battesimale colloca, infatti, il cristiano
nella logica della missione pasquale di Cristo e della chiesa; missione entro cui si progredisce e a cui ci si educa per mezzo degli strumenti della vita cristiana. [Leggi tutto]
Inculturazione e catechesi
Inculturazione e catechesi. La catechesi inculturata via della personalità cristiana. Intervento di Luciano Meddi al seminario «Vangelo e cultura. Un incontro sempre nuovo» Roma, Sala Newman, Pontificia Università Urbaniana 20 gennaio 2016, ore 17.00.
Quando si annuncia la fede o la si aiuta nella sua maturazione, la comunità e l’individuo hanno già una precomprensione salvifica (=cultura) in cui vivono spontaneamente (socializzazione primaria e secondaria) e che li aiuta nella loro costruzione della vita.
Nel nostro contesto storico (occidentale) è venuto meno il “catecumenato sociale” (cf. J. Colomb) ovvero la trasmissione “spontanea” dei valori e simboli cristiani per cui la socializzazione (cultura di base) primaria avviene su basi e valori non evangelici anche se utilizzano simboli religiosi (utilizzati a scopo di senso o altro motivo). La riflessione pastorale di fronte a questo si domanda: come favorire in questo contesto l’integrazione tra fede e vita (cultura) e quindi la maturità di fede? Come deve rapportarsi agli altri “sistemi culturali” che fondano la cultura di base? A quali condizione avviene il processo di inculturazione?
L’intero processo si realizza completamente a tre livelli: incarnare il vangelo nelle diverse culture cioè: permettere al Vangelo di esprimersi attraverso di esse, o arrivare alla profondità di esse [inculturazione del vangelo]; evangelizzare le culture cioè: purificare, elevare e trasformare le culture perchè si arricchiscano del mistero della salvezza che avviene nella storia [evangelizzazione delle culture]; rileggere il Vangelo con le culture cioè: scoprire nuovi aspetti della profondità del mistero della rivelazione [acculturazione del vangelo].
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articolo L. Meddi, Cultura e catechesi: un rapporto naturale, in Currò S. (a cura di), Alterità e catechesi, Elledici, Torino 2003, 51-67.
Quando la catechesi (e la pastorale) è missionaria?
E’ arrivato il momento di fare chiarezza sull’aggettivo “missionario” usato in modo troppo disinvolto nelle pubblicazioni, documenti, progetti, percorsi formativi e dialoghi pastorali?
Una espressione non riflettuta, progetti da rivedere
Il fatto stesso che nel dopo il Vaticano II abbiamo avuto una prima stagione in cui il termine non era usato a vantaggio del più chiaro termine di “evangelizzazione”, lascia qualche sospetto. Dopo il 1996 in Italia si preferì il termine “missionario” e successivamente si impose l’espressione “nuova evangelizzazione”.