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Per una chiesa in uscita una ministerialità rinnovata
Intervento di don Luciano Meddi al convegno della chiesa di Fano Fossombrone Cagli Pergola. Lunedi giugno 2016.
La riorganizzazione della ministerialità laicale non deriva dalla mancanza di presbiteri ma dall’ampliamento della responsabilità missionaria.
La ministerialità è di fatto ancora incentrata nel servizio al mistero pasquale mentre la testimonianza all’amore di Dio (il principio messianico del ministero ecclesiale) si sviluppa in tre dimensioni interagenti:
l’umanizzazione (l’evangelizzazione della speranza, la trasformazione della società nella fraternità universale, la costruzione dei segni messianici adatti nel nostro tempo); la iniziazione cristiana (la proposta, la formazione, la sperimentazione e abilitazione a vivere la testimonianza cristiana); la trasformazione cristiana (conversione, santificazione, celebrazione, direzione spirituale…)
download sintesi dell’intervento
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Il catechista per la Nuova Evangelizzazione
Meddi L., Il tempo della Nuova Evangelizzazione. Risorsa per i catechisti nell’attuale contesto culturale e religioso. Intervento al Convegno dei Catechisti della diocesi di Cagliari, 2013, 9 novembre.
Il tema riassunto nel titolo è ricco di molte suggestioni. Il termine tempo indica sia le caratteristiche socio-culturali sia le opportunità teologiche. Ogni tempo è kairos di Dio da accogliere; è annuncio della fede di Gesù mediata attraverso il discernimento della comunità.
La cultura è via e quasi sacramento della missione. Lo Spirito di Dio sta guidando anche il nostro tempo e la Nuova Evangelizzazione (NE) desidera mettersi a servizio di questa missione. Per questo propongo una visione del compito del catechista e della sua formazione improntato non a contrastare o riconquistare la cultura, ma – al suo contrario – facendo tesoro delle innovazioni culturali che permettono alle persone di realizzare se stesse in questo contesto di complessità. In particolare voglio sottolinearne due: la persona è soggetto della decisione (anche religiosa) e l’utilità di pensare la scelta come frutto della sperimentazione di liberazione che la proposta evangelizzatrice promette.
In questo tempo di NE catechista ha un compito importante. Di fatto in molti paesi è il vero e proprio missionario. Papa Francesco nel suo recente accorato appello ai catechisti evangelizzatori ha indicato prospettive decisive. l’identità del catechista è una vocazione radicata nell’essere in comunione con l’amore di Cristo. Il papa indica tre radicamenti. L’essere si realizza nella frequentazione di Gesù, nella familiarità con Lui. Il lavoro del catechista è uscire continuamente da sé per amore, per testimoniare Gesù e parlare di Gesù, predicare Gesù. Il compito della catechesi\catechista – infine – è uscire da sè e annunciare lo stesso dono ricevuto; senza aver paura di andare con Lui nelle periferie perchè nelle periferie Dio ci precede[i].
L’intero discorso potrà essere una guida per riformulare il compito della evangelizzazione e della catechesi in contesto di NE. Egli le vede centrate sull’annuncio cristologico (la fede di Gesù) più che sulla questione del dire Dio. Le pensa come attività ancorate nella fedeltà alla tradizione ma ancora di più aperte alla creatività e fiducia verso la cultura.
- La figura del catechista adatta alla nuova evangelizzazione
- Organizzare la formazione dei catechisti in Italia. Elementi di analisi e prospettive, in Quaderni della Segreteria Generale Cei-Ufficio Catechistico Nazionale , 1998,32,2, 57-70.
[i] Francesco, Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti al Congresso Internazionale sulla catechesi. Aula Paolo VI, 2013, 27 settembre, [http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/september/documents/papa-francesco_20130927_pellegrinaggio-catechisti_it.html] .
Pastorale missionaria “sulle strade del mondo”
Intervento di don Luciano Meddi, alla 11° Settimana di Spiritualità missionaria, Assisi, venerdi 30 agosto 2013
Credo che il mio compito in questa Settimana di Formazione sia quello di indagare come «le strade del mondo, non immediatamente quelle cristiane o ecclesiali», possano aiutare la missione nella sua realizzazione e, aggiungo, nella sua definizione. Gli uomini «dicono la vita quotidiana, la speranza, e talvolta anche lo smarrimento dell’uomo contemporaneo».
Il convegno ha già offerto alcuni contenuti essensiali: il valore teologico della espressione (Noceti-Dotolo), i soggetti missionari altri (Pandolfi-Zappalà e amici), due contesti decisivi: la autorealizzazione e la giustizia sociale (Orioli-Vaggi).
Intuiamo facilmente il valore teologico della espressione, ma a volte soffriamo di capacità pratiche. L’espressione «sulle strade del mondo» dal punto di vista della PM (pastorale missionaria) significherà allora indagare come si cammina nel mondo e come gli incontri (persone e istituzioni) aiutano la diffusione del vangelo. Significherà – a livello di coscienza riflessa – avere un quadro delle competenze e dei saperi che sarà utile introdurre nella pratiche missionarie. Le loro vie quindi a volte portano la salvezza e a volte ne sono sacramento. Come avrebbe detto M.-D. Chenu, il mondi «è la carne» della storia della salvezza.
Il mio è un compito di teologia pastorale missionaria. Nel mio linguaggio l’espressione “strade del mondo” viene a significare migliore comprensione degli scopi, delle strategie e degli strumenti della missione. Quindi, proprio per questo, della testimonianza del missionario. Ma tutto riletto nella prospettiva dell’agire missionario.
In modo particolare sono particolarmente interessato ad approfondire non tanto i contenuti della espressione (cosa si incontra sulle strade, se e cosa possiamo prendere) quanto le conseguenze progettuali che derivano dalla comprensione che il mondo non è solo destinatario ma anche soggetto attivo del progetto salvifico. È dunque una riflessione pratica.
Pastorale missionaria "sulle strade del mondo"
Intervento di don Luciano Meddi, alla 11° Settimana di Spiritualità missionaria, Assisi, venerdi 30 agosto 2013
Credo che il mio compito in questa Settimana di Formazione sia quello di indagare come «le strade del mondo, non immediatamente quelle cristiane o ecclesiali», possano aiutare la missione nella sua realizzazione e, aggiungo, nella sua definizione. Gli uomini «dicono la vita quotidiana, la speranza, e talvolta anche lo smarrimento dell’uomo contemporaneo».
Il convegno ha già offerto alcuni contenuti essensiali: il valore teologico della espressione (Noceti-Dotolo), i soggetti missionari altri (Pandolfi-Zappalà e amici), due contesti decisivi: la autorealizzazione e la giustizia sociale (Orioli-Vaggi).
Intuiamo facilmente il valore teologico della espressione, ma a volte soffriamo di capacità pratiche. L’espressione «sulle strade del mondo» dal punto di vista della PM (pastorale missionaria) significherà allora indagare come si cammina nel mondo e come gli incontri (persone e istituzioni) aiutano la diffusione del vangelo. Significherà – a livello di coscienza riflessa – avere un quadro delle competenze e dei saperi che sarà utile introdurre nella pratiche missionarie. Le loro vie quindi a volte portano la salvezza e a volte ne sono sacramento. Come avrebbe detto M.-D. Chenu, il mondi «è la carne» della storia della salvezza.
Il mio è un compito di teologia pastorale missionaria. Nel mio linguaggio l’espressione “strade del mondo” viene a significare migliore comprensione degli scopi, delle strategie e degli strumenti della missione. Quindi, proprio per questo, della testimonianza del missionario. Ma tutto riletto nella prospettiva dell’agire missionario.
In modo particolare sono particolarmente interessato ad approfondire non tanto i contenuti della espressione (cosa si incontra sulle strade, se e cosa possiamo prendere) quanto le conseguenze progettuali che derivano dalla comprensione che il mondo non è solo destinatario ma anche soggetto attivo del progetto salvifico. È dunque una riflessione pratica.