La proposta di Catechesi Missionaria nel DPC 2020

L. Meddi, La proposta di catechesi missionaria del nuovo Direttorio per la catechesi. Continuità e innovazioni. Intervento al Seminario Nuevo Directorio para la Catequesis. “Desde una mirada teológica y local” organizzato dalla Pontificia Universidad Católica De Chile. Facultad De Theologia Y Direccion De Pastoral Y Cultura Cristiana, 20 agosto 2020.

Pe rispondere alla domanda quale è la proposta di catechesi missionaria del nuovo direttorio e che raffronto si può avere con i direttori anteriori, farò quattro passaggi.

LA NOVITA’.
Credo che il merito più importante del DPC è di aver riequilibrato le due dimensioni che compongono l’espressione “catechesi missionaria”: l’annuncio e la risposta di fede. Queste due dimensioni sono state approfondire fin dall’inizio del XX secolo. Si sono intrecciate tra loro sottolineando a volte la prima, a volte la seconda. Dopo il Vaticano II questa prospettiva si era sviluppata con l’espressione catechesi evangelizzatrice (cf. Medellín 1968, c. VIII).

Il compito principale riguarda la risposta della fede. Con riferimento a questo secondo compito, la catechesi è missionaria quando accompagna la risposta di fede con i dinamismi spirituali della persona (cf. Introduzione, nn. 3-4). Il problema che questo compito deve affrontare e superare è la presentazione della fede solo intellettuale e separata dalla esperienza di vita comunitaria.

Tuttavia il successivo di DGC aveva proposto un nuovo schema legato alla pubblicazione del documento del 1972 dedicato alla Iniziazione Cristiana degli adulti (RICA). In questo modo la catechesi aveva perso il suo specifico ed era diventata solo uno strumento a servizio o annuncio o della Iniziazione Cristiana. DPC dice chiaramente che si tratta di recuperare la prospettiva battesimale del cammino di fede e di equilibrare il servizio alla fides quae con il servizio pastorale alla fides qua. Io aggiungerei che tiene meglio in conto la legge fondamentale della fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo.

Di conseguenza DPC sottolinea di più la dimensione catecumenale e quella mistagogica. Questo riequilibrio è affermato chiaramente in Introduzione nn. 3-4: «Alla luce di queste linee che caratterizzano la catechesi in chiave missionaria, si riscopre anchelo scopo del processo catechistico. La comprensione contemporanea dei dinamismi formativi delle persone propone che l’unione intima con Cristo, obiettivo finale della proposta catechistica sempre indicato dal Magistero, non dovrebbe essere presentato solo come un grande valore in sé, ma deve essere realizzato con un processo di accompagnamento (EG 169-173)».

IL CARATTERE MISSIONARIO DEI DUE COMPITI.
Questi due compiti (servizio all’annuncio e servizio alla risposta di fede) sono descritti in modo adeguato dal DPC:

– il primo compito della catechesi missionaria riguarda il servizio all’annuncio e all’evangelizzazione. Il problema maggiore che l’evangelizzazione oggi deve affrontare è la cultura digitale che opera una semplificazione pericolosa del senso della vita, e separa le nuove generazioni dalla tradizione religiosa cristiana.

Per questo l’annuncio deve essere interiorizzato, non rimanere solo superficiale; cioè deve arrivare al cuore delle persone. Questo obiettivo si realizza concretamente con la pratica del Primo Annuncio. Il PA viene descritto con 4 scelte: sarà un annuncio kerygmatico; sarà centrato sul mistero della fede descritto dal CCC; sarà dialogico cioè presentato in forma dialogale per cui utilizzerà principalmente la narrazione e la via della bellezza; sarà inculturato cioè orientato ai bisogni di significato delle diverse culture e contesti.

– il secondo compito riguarda la risposta della fede. Con riferimento a questo secondo compito, la catechesi è missionaria quando accompagna la risposta di fede con i dinamismi spirituali della persona (cf. Introduzione, nn. 3-4). Il problema che questo compito deve affrontare e superare è la presentazione della fede solo intellettuale e separata dalla esperienza di vita comunitaria.

Ricordando l’esortazione di Papa Francesco Evangelii gaudium, DPC afferma con forza che la catechesi deve assumere il modello catecumenale che unisce lo sviluppo dell’annuncio kerygmatico e accompagnamento della vita cristiana fino alla professione di fede e al servizio della testimonianza (discepoli-missionari).

Questa finalità fa riferimento alla esperienza di fede e viene spiegata con diverse espressioni: fede interiorizzata, fede maturata, fede capace di sviluppare la mentalità cristiana, fede integrata con la vita. Per realizzare questa finalità il DPC propone due scelte principali: un rinnovato e accentuato modello di catechesi in stile catecumenale e una decisa attenzione e impegno per la catechesi mistagogica.

Per DPC catecumenato non è principalmente una organizzazione temporale ma soprattutto uno stile pedagogico: lo stile catecumenale. Catecumenale indica la catechesi che realizza il suo compito in collegamento con tutte le dimensioni cristiane: parola, liturgia, preghiera, comunità, testimonianza. Mistagogia è una espressione poco utilizzata dai Direttori precedenti. In DPC mistagogia assume un ruolo decisivo. Essa indica la scelta di far fare esperienza di vita cristiana durante la stessa catechesi. Queste due scelte vanno tenute insieme e forse il modello missionario proposto da DPC è proprio la catechesi mistagogica (cf. Indice tematico).

ALCUNE OSSERVAZIONI.
Queste due azioni sviluppano la proposta di catechesi missionaria. DPC sceglie di ispirare la catechesi allo schema della confessione battesimale (chiamata-risposta); in questo modo – e giustamente – relativizza la precedente visione troppo incentrata sulla prospettiva della pastorale liturgica della iniziazione cristiana. È stato detto che tale modello precedente è risultato un troppo rigido e formale perché si proponeva solo di articolare la formazione cristiana secondo i 4 passaggi del RICA.

Questo modello non viene annullato. Si conserva la prospettiva iniziatica della catechesi. I 4 passaggi del RICA – infatti – rimangono una delle possibilità organizzative del processo annuncio-risposta. Tuttavia in DPC prevale il modello catecumenale e mistagogico. Questo fa capire perchè per la realizzazione del processo catechistico, DPC utilizza quasi tutte le parole-chiave elaborate nei diversi rinnovamenti della catechesi nel XX secolo prima ricordate.

UNA CONSIDERAZIONE FINALE.
Forse la spiegazione che fa DPC del modello catecumenale e mistagogico è stata un po’ semplificata e ricondotta al principio unitario della presentazione della dottrina o verità della fede. Di conseguenza vengono poco sottolineate alcune idee importanti della recente riflessione del rinnovamento missionario.

Mi riferisco alla prospettiva della missione dello Spirito sottolineata da AG e GS. Questi documenti conciliari hanno introdotto la prospettiva rinnovata del significato della storia, della cultura e del valore salvifico delle religioni. Di conseguenza in DPC la catechesi per raggiungere le sue finalità – accompagnamento e sviluppo della risposta di fede – sembra utilizzare soprattutto la strumentazione della comunicazione. Invece, seguendo AG e GS, si poteva introdurre nella catechesi la prospettiva della attivazione delle risorse spirituali interiori della persona. Ho paura che nella traduzione pratica e catechistica del DPC, la catechesi rimanga nella prospettiva della persuasione e del convincimento più che della vera e libera generazione del vangelo nel cuore della persona.

Da ultimo: proprio per quanto detto, è necessario tornare a pensare la catechetica come un disciplina teologica specifica, di carattere trans-disciplinare e soprattutto pedagogica.

 

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