Il primo annuncio\2 tra dieci anni quanti ne avremo?

Continuo la riflessione già iniziata con il post Il primo annuncio1 dentro la svolta misisonaria…

Tipologie di primo annuncio

Prendiamo atto che esiste una pluralità di PA in Italia oggi. Il rapporto tra kerigma e interpretazione produce spiritualità plurali. La Cei, i movimenti e associazioni, gli ordini religiosi, si diversificano non tanto per la selezione del kerigma quanto proprio per la interpretazione o attualizzazione o spiritualità. In forma sintetica si possono trovare tre “racconti” o interpretazioni.

Gesù è il salvatore, redentore! Questa formulazione mette in evidenza il tema dell’antropologia della grazia come redenzzione del peccato.

Gesù è il santificatore! Questa formulazione mette in evidenza la prospettiva pneumatica: con la sua Pasqua di Gesù ci dona lo Spirito santificatore ma anche vivificatore della esperienza umana.

Gesù è l’annunciatore del regno e il Signore della storia! Questa formulazione si collega alla fede prepasquale, al discepolato, da realizzare attraverso l’umanità nuova frutto della Pasqua.

Circa “i ponti comunicativi” il Convegno di Verona ci ha riproposto l’antropologica della speranza (ma non nella linea di J. Moltmann, 1970 [1964]). La Lettera ai cercatori di Dio quella del senso della vita (ma non nella linea di K. Rahner o della catechesi olandese) e la via della bellezza (nella prospettiva di H.U.von Balthasar). Recentemente Gallagher propone la via dello Stupore (come già K. Tilmann 1973) mentre C. Theobald parla della rivelazione come relazione e offerta di “espressione elementare dell’essere umano” (2010 [2007]. Alcune diocesi sperimentano il PA come “incontro” con la città o come costruzione di “cortili di Gentili”. Martini preferiva parlare di “cattedra dei non credenti”!

Personalmente ritengo queste prospettive inadeguate se non considerano completamente la natura pre-pasquale del kerigma, il primato della fede di Gesù come proposta essenziale e principale. In ogni caso la questione ermeneutica centrale rimane la “decisione” nei confronti di un nuovo equilibrio tra il kerigma prepasquale e Il kerigma post-pasquale

Luoghi

Possiamo individuare 2 gruppi di occasioni o luoghi dove attuare il PA.

1. In riferimento alla riqualificazione della azione pastorale “tradizionale” si configura la necessità di riformulare le occasioni già presenti. Nella richiesta di sacramenti si tratta di andare oltre la impostazione di ES (rievangelizzazione dei sacramenti) e l’assunzione del kerigma come questione centrale nella libertà di scelta dei destinatari. Nelle tradizionali forme di catechesi con adulti si tratta di introdurre un vero e preciso itinerario di nuova evangelizzazione (Barghiglioni-Meddi, 2008) con finalità precise.

Situazione analoga assume l’inserimento del PA all’interno delle forme di Religiosità popolare.

2. Circa le nuove forme di azione pastorale missionaria “ad extra” trovo conferma nelle esperienze di “missioni popolari” (svolte anche in diverse modalità) e la promettente proposta della “visita alla famiglia” in forma organica e stabile.

Inoltre si parla di Nuovi luoghi missionari o i nuovi areopaghi: i luoghi della cultura del territorio; l’uso dei mass-media, dell’arte o via della bellezza e i recenti new media.

Animatori

Ritengo che il PA si debba configurare come nuova azione pastorale a cui dedicare Nuovi Ministeri. Non tutti sono capaci di fare PA perché esso si gioca sulla relazione iniziale. Ma si possono acquisire le competenze (innanzitutto quelle riferite alla comunicazione….). In ogni caso ritengo che ancora di più la condizione essenziale è che l’animatore (o equipe) di PA provenga da una esperienza comunitaria definita.

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