Grandi Parole: Gesù il Cristo

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1. Destinatari. Nella pastorale i destinatari privilegiati sono coloro a cui viene proposto il messaggio cristiano o la formazione della vita cristiana: battesimo, rievangelizzazione e mistagogia. La figura di Gesù di Nazareth è infatti il contenuto del discepolato e fonte della missione ecclesiale. per mezzo dello Spirito è anche il fondamento della possibilità di vita nuova.
2. Dimensione biblica. Le narrazioni che possediamo sulla figura e la vicenda storica di Gesù di Nazaret non possono essere considerate solamente una presentazione di una vicenda storica. Le nostre fonti infatti sono propriamente una narrazione di fede: annuncio, catechesi, liturgia. Da esse ricaviamo alcuni concetti interpretativi su Gesù. Alla base dobbiamo porre l’esperienza diretta della comunità dei discepoli. Dalla loro tradizione e dalla riflessione della Chiesa primitiva possiamo ricavare queste indicazioni.

La predicazione di Cristo fu rifiutata dalle autorità religiose e politiche del suo tempo. Egli fu ucciso per la sua proposta religiosa. I suoi compagni di vita furono aiutati dallo Spirito di Dio a considerare la sua uccisione come una vittoria: Dio ha risuscitato Gesù e ha considerato la sua vita come punto di riferimento per la storia degli uomini. Solo nella fede in Gesù c’è la salvezza.

Egli si considerava inviato ultimo di Dio che gli aveva affidato la missione di inaugurare i tempi finali: il regno di Dio. Egli crede (cf. Lc 4,16ss) che il Regno viene accettando di vedere la storia con gli occhi di Dio. Il centro della proposta evangelica consiste nell’assumere gli ultimi, i poveri, i rifiutati, come criterio organizzativo della società, Questo è il volere di Dio. L’esperienza religiosa deve essere al servizio di questo progetto, Questa missione fa di Gesù il Messia.

La comprensione religiosa di Gesù riguardo Dio e la storia fu davvero eccezionale. Ugualmente eccezionali furono l’insieme dei gesti attraverso i quali la presenza di Dio si manifestava. Le sue parole le sue azioni fecero crescere la domanda sulla sua identità: da dove viene questa sapienza e queste azioni che lui compie in mezzo a noi? In contrapposizione alla interpretazione di bestemmiatore i discepoli e la comunità primitiva con l’aiuto dello spirito compresero la uguaglianza sostanziale tra Gesù di Nazaret e Dio stesso. Già nel NT questa intuizione venne riassunta con l’espressione “Gesù è Figlio di Dio”.

La risurrezione venne sperimentata anche come presenza definitiva di Gesù nella sua comunità. Il luogo privilegiato di tale presenza fin dall’inizio fu il momento liturgico durante il quale i credenti sperimentano di essere uniti ai misteri di Cristo e in modo particolare alla sua morte e risurrezione. È la presenza di Cristo che realizza il dono dello spirito attraverso il quale i credenti sono resi capaci di essere la Chiesa degli ultimi tempi, la Chiesa messianica che continua la missione di Cristo,

3. La tradizione della chiesa. Già nel NT viene a formarsi una ricca tradizione interpretativa dell’intera vicenda umana di Gesù. Egli è Messia, Sposo, Figlio di Davide, Figlio dell’uomo, Figlio di Dio, Ricapitolatore del creato, Uomo nuovo e nuovo Adamo. Tutti questi titoli permettevano alla Chiesa di interpretare molti aspetti della missione di Cristo. Progressivamente, tuttavia, soprattutto nell’incontro con la cultura greca, i credenti avvertirono il bisogno di definire meglio l’identità profonda di Cristo. I grandi concili ne stabilirono le interpretazioni fondamentali: Gesù possedeva la natura divina e insieme la natura umana, Gesù è generato ma non creato dal Padre, possiede e dona la stessa natura di Dio, è il giudice che tornerà alla fine dei tempi. Questa tradizione è stata fedelmente trasmessa fino ai nostri giorni e ha il compito di mantenere inalterata la fede originaria: solo Gesù di Nazaret è il salvatore. Questa medesima fede oggi incontra una nuova stagione di riflessione in riferimento al valore e al significato salvifico delle grandi religioni. I loro fondatori sicuramente rendono presente aspetti significativi della rivelazione di Dio. Tuttavia è solo il crocifisso che svela all’uomo la pienezza dell’amore di Dio.
4. Attenzioni pastorali. La tradizione pastorale (liturgica e catechistica) ha tramandato nei secoli soprattutto il carattere redentivo e salvifico della persona-personalità di Cristo. Il recupero della storicità di Gesù fatto ai nostri giorni è rimasto tuttavia o un fatto di ricerca storica oppure di psicologia religiosa. Nei nostri adulti manca soprattutto una lettura profonda e significativa della azione missionaria di Gesù: i suoi gesti e le sue parole (messianiche) sono strumenti e contenuto di salvezza.

 

 

 

 

 

 

 

Tratto da
Barghiglioni E. e M.-Meddi L., Adulti nella comunità cristiana. Guida alla preparazione di itinerari per l’evangelizzazione, la crescita nella fede e la mistagogia della vita cristiana, Paoline, Milano 2008

© lucianomeddi.eu

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