Grandi Parole: Chiesa

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1. Destinatari. Questo tema riguarda direttamente gli ultimi itinerari in quanto rappresenta una delle finalità. L’adulto nella fede partecipa alla missione della sua comunità e quindi ne conosce la sua autocomprensione. Questo vale in modo particolare per la nostra condizione di immediato post-concilio. Come sempre nella storia i concili hanno dato una particolare accentuazione della identità della Chiesa secondo le necessità dei diversi contesti culturali e pastorali.

2. Dimensione biblica. Nella scrittura troviamo una facile identificazione tra “popolo di Dio” e “Chiesa”. Dio affida al suo popolo la missione di continuare l’evento della liberazione (Es 19, 3ss) e di servirlo attraverso l’obbedienza della Legge (aspetto orizzontale) e con il culto pasquale (aspetto verticale). Questa missione è strutturata attraverso doni carismatici e poi nelle diverse forme del Regno di Israele. Quando il popolo dimentica questa missione alcuni manifestano la volontà di conversione che Dio richiede (i profeti). Nel NT Gesù provocatoriamente definisce superata tale esperienza e da inizio ad un’altra convocazione con i Dodici discepoli (apostoli). Anche a loro affida una missione ben definita: l’annuncio del Regno. La comunità post-pasquale si comprende come vera “Ecclesia” di Dio perché continua la missione di Cristo. Nasce dall’annuncio del vangelo e dal battesimo, cresce nella vocazione cristiana, si organizza secondo ministeri e carismi, vive nel tempo la testimonianza. È consapevole della lotta che deve sostenere con i poteri che si oppongono al Vangelo ed è pronta al martirio. Si sostiene con la celebrazione del Cristo risorto.

3. La tradizione della chiesa. Nei secoli la forma della chiesa si è adeguata alle nuove situazioni anche se a volte sembra che abbia ceduto molto del suo quadro originario. Anche per questo furono celebrati molti concili non solo per mantenere e adeguare la fede e la sua dottrina ma anche per orientare la vita della chiesa e inculturarla nell’incontro con nuovi popoli. Per questo si afferma che la chiesa è sempre da riformare. Il Concilio Vaticano II ha voluto indirizzare la chiesa secondo categorie che non rispondessero solo al bisogno di confronto con la riforma protestante o con le critiche della modernità. Ha quindi indirizzato la comunità verso una idea di Chiesa come popolo di Dio (primato del battesimo e sacerdozio comune dei fedeli), tenuto insieme dalla comunione con Dio-Trinità, in cammino solidale con e per il mondo, guidata dal ministero sacerdotale, sostenuta dalla Parola purificata dalle interpretazioni e dallo spessore dei secoli, dalla liturgia che esprimesse sia il carattere di redenzione del Mistero Pasquale che il suo significato per la vita dei credenti e ne attivasse la partecipazione. Una Chiesa desiderosa di annunziare il vangelo riconoscendo i giusti valori delle religione e delle culture. Una Chiesa aggiornata nella formazione dei suoi ministri, animatori pastorali, e mezzi di comunicazione.

4. Attenzioni pastorali. La fatica del rinnovamento sta segnando molti operatori pastorali. Questa a volte si trasforma nel desiderio di tornare al modello di chiesa precedente: oppositiva, sacralizzante i momenti fondamentali della vita, precisa nella definizione della fede e dei giudizi sul mondo. Lo scoraggiamento è comprensibile ma occorre sostenere la formazione degli operatori stessi.

Tratto da

Barghiglioni E. e M.-Meddi L., Adulti nella comunità cristiana. Guida alla preparazione di itinerari per l’evangelizzazione, la crescita nella fede e la mistagogia della vita cristiana, Paoline, Milano 2008

© lucianomeddi.eu

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