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Ministeri per la missione. Oltre il principio sacramentale
La ministerialità missionaria. Figura, figure e competenze del discepolo-missionario, in «Urbaniana University Journal», LXX (2017) 1, 153-194
Ministerialità missionaria è una espressione oggi molto ambigua. Essa ha ancora un valore sostantivato quando si riferisce alle diverse forme del servizio missionario specifico. In questo caso l‘espressione significava il ministero clericale, più esattamente delle congregazioni o istituti religiosi, maschile, svolto nei paesi di missione. Progressivamente, nel XX secolo, l’espressione sta subendo interpretazioni differenti. L’espressione, infatti, si compone di due termini, entrambi da interpretare continuamente: ministerialità e missione. L’intreccio nato dalle diverse interpretazioni contemporanee dei termini crea diverse incertezze.
Le nuove Chiese hanno bisogno non solo della conversione dei cuori, ma anche della conversione verso nuove strutture che incoraggino il riconoscimento dei carismi presenti nel popolo, promuovano nuovi ministeri in armonia con questi carismi, e stimolino la corresponsabilità ai livelli più bassi della Chiesa.
[La missione negli anni 2000. Seminario di ricerca del SEDOS sul futuro della missione. Agenda, EMI, Bologna 1983, 466]
Un primo intreccio deriva dal passaggio di ogni forma di ministerialità ecclesiale dal riferimento unico al clero alla comune responsabilità propria della vocazione battesimale vissuta in una Chiesa locale. Inoltre a seguito della conversione o riforma missionaria voluta dal Vaticano II, l’espressione dovrà essere sempre più compresa come riqualificazione dell’intero agire ecclesiale. Di conseguenza la distinzione tra pastorale e missione non ha più un valore rigido per cui le tradizionali ministerialità missionarie devono essere inserite nella pastorale ordinaria.
Introduzione – 1. Tutti chiamati ad essere discepoli-missionari 2. Nuove situazioni della ministerialità missionaria; 2.1 La riconsiderazione del compito missionario; 2.2 Pluralità di ministeri e la fioritura dei ministeri missionari laicali; 2.3 La compresenza di missioni. Dio non ha solo missionari cristiani; 2.4 Un crescente disagio del missionario ad vitam –
3. La ministerialità di ogni figura missionaria; 3.1 La ministerialità viene prima dei ministeri; 3.2 La configurazione “messianica” di ogni ministero ecclesiale; 3.3 La chiesa locale soggetto “decisivo” della azione missionaria; 3.4 La natura carismatica del ministero. 4. Il missionario di ogni ministero; 4.1 Nuovi compiti missionari; 4.2 Rinnovato profilo del
missionario; 4.3 Il riordinamento della ministerialità missionaria ad vitam – 5. La competenza dei missionari; 5.1 Il servizio missionario come “competenza”; 5.2 Le competenze ministeriali del missionario “persona”; 5.3 Le competenze ministeriali del missionario “in azione”; 5.4 Processi formativi centrati sulla persona del missionario
La catechesi per la formazione dei cristiani
Intervento di don Luciano Meddi al Seminario preparatorio del Sinodo 2019 «Verso il Sinodo Speciale per l’Amazzonia: dimensione regionale e universale». Roma 25-27 febbraio 2019 [testo breve]
Si può sintetizzare questo breve intervento nella espressione: la catechesi non si deve limitare al primo annuncio ma deve tornare ad essere l’agenzia ecclesiale per lo sviluppo della vita cristiana dei battezzati, attraverso una prospettiva che fa incontrare e interagire la dimensione del dono della fede e della risposta umana. Una prospettiva olistica e spirituale, cioè missionaria.
1. Il compito della catechesi nella missione ecclesiale
La vicenda della chiesa nello sviluppo della seconda modernità (e tardo modernità) ha reso necessario un ripensamento della catechesi (GE 4; CD 14). Relativizzando il compito di istruzione proprio della catechesi dottrinale, ha preso su di sé il compito di aiutare la risposta e la crescita dell’atto di fede, della educazione dei cristiani.
Per questo i compiti della catechesi oggi si allargano e includono soprattutto la testimonianza della vita cristiana e la presa in carico da parte di ogni battezzato del compito missionario; la catechesi ha come scopo di formare discepoli-missionari. Proprio per questo si deve sottolineare che la finalità della catechesi in questa stagione ecclesiale comporta la presa in cura della formazione degli adulti delle comunità perché esprimano ministeri e consapevolezze nuove.
2. I rischi della attuale stagione formativa
Come testimoniano i documenti alla catechesi è stato richiesto di sostenere la receptio del Vaticano II e a volte anche di interpretarlo con sapienza. Ci sembra ingiusta, quindi l’accusa rivolta alla catechesi da alcuni interventi ascoltati nel Sinodo 2012 secondo i quali lo tsunami di scristianizzazione in cui si trova la missione sia dovuto alla «catechesi veramente scarsa o incompleta» dei decenni precedenti.
Dobbiamo però evidenziare anche i limiti di alcuni modelli di catechesi. L’attuale organizzazione è guidata dal Direttorio Generale per la Catechesi (= Dcg 1997) che ha chiesto alla catechesi di sostenere il percorso di evangelizzazione (PI, c. II). La catechesi ha un suo compito specifico – si dice – la educazione (permanente) della fede; tuttavia in tutta la chiesa essa si fa carico di realizzare il compito di primo annuncio sempre necessario sia nella missio ad gentes sia per la vita cristiana; si fa inoltre carico di organizzare i percorsi formativi propri della iniziazione cristiana. Questa impostazione genericamente chiamata catecumenale porta con sé molti vantaggi ma può essere anche causa di un impoverimento delle comunità cristiane. In modo particolare perché vuol caricare sulla catechesi tutto il compito di evangelizzazione che spetta ad altre ministerialità ecclesiali.
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