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Los resultados del Sínodo de los Jóvenes

L. Meddi, Los resultados del Sínodo de los Jóvenes, en «Catequetica», 60 (2019) 2, 74-82

¿Por qué este Sínodo? ¿Qué importancia tiene para el futuro de la Iglesia? ¿Cómo entender sus palabras clave (jóvenes, fe, vocación, discernimiento, acompañamiento)? ¿Cuáles son las tareas que corresponden al cuidado pastoral de los jóvenes y qué instancia eclesial que se encarga de ello? ¿El Sínodo ha confirmado o modificado las recientes estrategias de la Iglesia sobre este tema?

 

Buscar resultados del Sínodo con los jóvenes es, sobre todo, una actividad hermenéutica como justamente han señalado los obispos del Círculo Menor de lengua inglesa 3 (7). Es una investigación hermenéutica porque los diferentes sujetos y protagonistas han utilizado y utilizarán palabras y expresiones desde la visión que nace de la interpretación personal y de las exigencias propias de las iglesias locales.

Buscar es una actividad hermenéutica porque supone afrontar diversos niveles de investigación sobre los materiales (fuentes) del Sínodo entendido más como un evento que como un texto final aprobado por la autoridad de la Iglesia. Investigar los resultados significa, por tanto, interpretar el proceso que se ha vivido: las palabras iniciales, las omitidas, las trabajadas y las subrayadas, y las que se han ido introduciendo progresivamente. Y especialmente de qué manera se han utilizado para expresar determinados significados.

El cruce entre las dos lecturas (evolución de los inicios; utilización de las palabras clave) nos lleva a la conclusión de que probablemente el verdadero interés esté en la formación ministerial y de especial consagración, visto con un cuadro teológico vinculado a la nueva evangelización, la práctica misionera que excluye la aportación significativa de la cultura y de las ciencias humanas

Los resultados del Sínodo de los Jóvenes
I risultati del sinodo dei giovani

Il Sinodo dei giovani 2018. Una lettura epistemologica

Logo-Sinodo-dei-GiovaniIntervento all’AICA-Romana,
22 novembre 2018

Desidero rispondere alla domanda a quale modello di pastorale missionaria si ispira il Documento Finale (DF) del recente Sinodo 2018 per i Giovani? Credo di poterlo fare (1) individuando l’interesse del Sinodo; (2) comprendendo le diverse epistemologie che costituiscono la trama del documento; (3) esplorando due azioni pastorali: la pastorale giovanile e la formazione cristiana. Usando quindi una metodologia ermeneutica propria dell’analisi linguistica.

Mi sembra si possa dire che complessivamente l’epistemologia di DF sia legata alla consolidata ermeneutica veritativa propria di Sinodo 2012, che ritiene la cultura quasi solo destinataria dell’annuncio, che utilizza le scienze umane solo come ancilla theologiae o in chiave multidisciplinare; prevalentemente legate agli utilizzi del broadcastingi e alla relazione interpersonale.

1. La evoluzione del temario

  • In tutto il Sinodo2018 il titolo è rimasto lo stesso: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Ma l’analisi dell’articolato degli indici mostra come da IL in poi il Sinodo si sia concentrato soprattutto sul rapporto giovani e Chiesa inteso quasi solo come tema vocazionale dei giovani, marginalizzando il tema più ampio della cura dei giovani.
  • Per approdare ad una rivisitazione della conversione missionaria proposta da Evangelii gaudium (2013) e alla riaffermazione della via della sinodalità recentemente proposta da Papa Francesco.
  • Pre-sinodo, invece, chiedeva una parola dei vescovi sulla questione giovanile, una teologia della giovinezza (come età spirituale) e il suo valore per la missione ecclesiale.

2. Epistemologia del Documento Finale

  • Sarà utile indagare tre gruppi di parole che strutturano il vocabolario di DF:
  • La teologia della evangelizzazione sembra avere un impianto decisamente dottrinale legato al Sinodo 2012 sulla trasmissione della fede: L’espressione evangelizzazione compare 10 x ma senza una definizione del termine; si realizza senza inculturazione o ermeneutica del messaggio (termini mai citati) perché fondamentalmente è intesa come trasmissione (8x di cui 5 volte trasmissione della fede), comunicazione 5x (tuttavia mai l’espressione comunicazione della fede); l’espressione cultura 56x, è solo destinataria
  • La teologia della vocazione si è bloccata sulla questione del rapporto tra chiamata universale, vocazione cristiana e il tema degli stati di vita; non si è accettata l’espressione “progetto di vita” per cui si confonde la vocazione come prospettiva e la vocazione come compito (appunto, quella vocazionale). L’espressione vocazione/zionale è ben presente (95x), come pure chiamata (36x) e libero\libertà (62x) e coscienza (27x); ma viene poco usata l’espressione scelta (8x) e risposta (6). Con l’interrogativo di cosa si intenda con libertà, essendoci un numero intero dedicato alla interpretazione retta della coscienza (n.107) con la conseguenza che la scelta libera va intesa come libera adesione alla prospettiva ecclesiale (nella linea della antropologia vocazionale della scuola di Rulla). Risulta equivoco inoltre continuare a pensare la vocazione (ministeriale e carismatica) identificandola con la età psico-sociale e spirituale giovanile.
  • La antropologia della formazione è in apparenza molto presente in riferimento alla tematica dell’accompagnamento-discernimento ma in una prospettiva decisamente teologica e poco pedagogica. Infatti l’espressione formazione è ben presente (53x + formativo 16x, tuttavia senza una definizione di formazione) anche se l’interesse è chiaramente su l’accompagnamento (105x) e discernimento (51x). Si deve però osservare che questo processo è pensato teologicamente: l’espressione scienze umane non è presente e il lemma psicolo– solo 7x con uso aggettivato; sociologico 1x aggettivato; è anche troppo poco utilizzato il lemma trasformazione (2x in senso teologico). Sorge la domanda: come crede DF che si possa operare il processo formativo?
  • Nelle finalità dell’accompagnamento si sottolinea il compito di integrare la persona attorno alla chiamata divina. L’espressione è molto usata, 31x; viene usata prevalentemente con lo scopo di unire le dimensioni pastorali e facilitare la crescita vocazionale e non per esprimere il dialogo tra scopi ecclesiali e processi interiori alla persona; quasi mai nei significati psicosociali.
  • Soprattutto i CM di lingua inglese avevano invece sottolineato l’ampia prospettiva del discernimento e accompagnamento attraverso una ricca declinazione di parole: training, mentoring, counseling e coaching ed empowering
  • Mi sembra si possa dire che complessivamente l’epistemologia di DF sia legata alla consolidata ermeneutica veritativa propria di Sinodo 2012, che ritiene la cultura quasi solo destinataria dell’annuncio, che utilizza le scienze umane solo come ancilla theologiae o in chiave multidisciplinare; prevalentemente legate agli utilizzi del broadcastingi e alla relazione interpersonale.

3. L’annuncio ai giovani?

  • L’espressione «pastorale giovanile» è presente almeno 9x (un intero paragrafo, 138-143 ne illustra la visione). Prevale l’affermazione che la PG debba essere identificata con la pastorale vocazionale (2x, 16=139) «perché la giovinezza è la  stagione  privilegiata  delle  scelte  di  vita  e  della risposta alla chiamata di Dio» (140); una semplificazione problematica se non la si apre al tema (e alla epistemologia) del progetto di vita.
  • Il temario esplicito di PG: formare discepoli missionari (160, di chiara impronta dottrinale e apologetico); il discernimento (vocazionale – 161); l’accompagnamento al matrimonio (162). Mancano i temi dell’annuncio e della umanizzazione (la cura dei giovani). La via da seguire è solo quella pastorale (integrazione delle azioni e dei soggetti pastorali) e comunicativa (qualità delle relazioni e accoglienza).
  • Davvero debole la proposta di impostare la cura dei giovani come pastorale giovanile e vocazionale in quanto si ritiene che sia la vocazione il compito principale di questa età (DF 140-141).
  • Si rimane sconcertati dal disinteresse verso l’evangelizzazione dei giovani; certamente ci sono diversi paragrafi riferiti al disagio giovanile (PG per la umanizzazione) ma se non risulta chiaro per cosa la Chiesa voglia impegnarsi in questo contesto e a chi affida questo compito. Manca invece una proposta organica circa la proposta della fede ai giovani. In verità alcuni Circoli Minori avevano chiesto di trattare il tema del kerygma ai giovani (soprattutto CM FRA 1 e CM SPA 2).
  • In DF è assente la domanda cruciale sulle origini del fallimento della PG attuale; sia del modello della catechesi tradizionale o permanente; sia del modello catecumenale contemporaneo; mentre almeno 8 citazioni del CM chiedevano la revisione del momento crismale della IC.
  • Si segue quindi il modello della animazione vocazionale affrontato con la prospettiva di PG come teologia fondamentale e rafforzamento della appartenenza ecclesiale.

4. La formazione cristiana

  • Nel c. IV,II si offrono riflessioni che riguardano la formazione cristiana o catechesi. DF 128 chiede di superare i percorsi di catechesi come semplice preparazione ai  sacramenti, per far sperimentare ai giovani il realismo quotidiano della fede e offrire loro una  visione  più  organica  del  cristianesimo [quale?]; si usa il quadro di riferimento di comunità generativa (DF 129), senza disambiguare l’espressione quando riferita ai giovani.
  • Alla catechesi è dedicano un denso numero (n. 133) costruito su quattro affermazioni: una catechesi kerigmatica capace di far scoprire i segni dell’amore di Dio e la comunità come luogo di incontro con Cristo [esige l’inculturazione e l’ermeneutica]; una catechesi composta di itinerari continuativi e organici che sappiano integrare le diverse dimensioni della vita cristiana [l’integrazione è fattore psico-sociale]; itinerari che mostrino l’intima connessione della fede con l’esperienza concreta della vita quotidiana [cioè integrazione]; una catechesi rinnovata dai linguaggi e negli strumenti (YouCat e DoCat e si suggeriva anche un KidCat; cf. CM ENG 1).

Dunque una catechesi che recupera la centralità dell’itinerario catechistico. Una catechesi che sottolinea il luogo catechistico, la vita della comunità cristiana, che recupera la visione di educazione/formazione permanente (più che catecumenale?, 1 sola citaz.!) ma che non risolve il tema delle fonti (= cosa è kerigmatico?) e del processo pedagogico da privilegiare per raggiungere tali finalità. Sembra centrata sui processi di socializzazione e/o appartenenza (ma far fare esperienza implica la pedagogia della comunità di pratica cioè di apprendimento oltre che la sola generatività). Non è più centrata sul compito comunicativo (=PA) ma neppure centrata sui processi psicosociali e spirituali della conversione permanente (o profonda o maturità di fede o integrazione fede-vita o risposta di fede).

I quattro cammini del Sinodo con i Giovani

Il Sinodo ci invita a capire nuovamente quale sia la natura del compito che la Chiesa vuole assumersi. Si può dire che si tratta di aiutare i giovani a realizzare una piena umanizzazione, una prima evangelizzazione, una chiara proposta di collaborazione alla missione ecclesiale, un vero percorso iniziatico-vocazionale?

Ciascuna di queste finalità va approfondita perché rimanda a dibattiti aperti e che chiedono di non essere semplificati con frettolose ricette. Sono espressioni che rimandano a sapéri e discipline di diversa natura. Più esattamente sono questioni descritte, comprese e realizzate dalle scienze umane a cui la rivelazione dona una prospettiva di senso cioè una finalizzazione secondo il Vangelo.

Umanizzazione dei giovani

Molti documenti, autori e progetti sottolineano il tema della piena umanizzazione. Con questa espressione intendono una vasta gamma di temi. Quelli più sociali: dare risposte alla possibilità di vita del mondo giovanile; personali: aiutare la costruzione del personale autentico progetto di vita; culturali: dare spazio alla cultura giovanile. Il magistero e la pastorale spesso collegano questo obiettivo al tema delle aspirazioni umane.

Prima evangelizzazione dei giovani

Si è parlato sloganisticamente di prima generazione incredula. L’espressione è decisamente fuorviante perché può nascondere il dato oggettivo per cui ogni generazione, raggiungendo la adolescenza-giovinezza, diventa critica verso le espressioni culturali e religiose della generazione precedente. Non c’è altra via per raggiungere la maturità di fede che la presa di distacco dalla religiosità infantile. Spesso sono le comunità che non sanno accompagnare questo momento di “crisi”.

Percorso iniziatico-vocazionale

Il Sinodo chiede di sviluppare una pastorale di accompagnamento vocazionale. Si propone al giovane di imparare a prendere posizione, ad elaborare una decisione che diventi poi progetto di vita. La categoria accompagnamento collegata alle categorie decisione e progetto di vita, è categoria delicata. Va chiarito il dinamismo socializzazione-educazione-formazione senza il quale anche le pratiche pastorali rischiano di essere psicologismi. Soprattutto quando si parla di discernimento spirituale.

Collaborazione alla missione ecclesiale

Fin dalla Lettera ai Giovani del Concilio, i documenti ecclesiali hanno sottolineato lo scopo di rendere i giovani soggetto della propria evangelizzazione e soprattutto soggetto del futuro missionario della Chiesa. È solo un invito al protagonismo giovanile? Cosa significa pastoralmente affermare che i giovani sono il futuro della Chiesa e che il futuro della Chiesa è dei giovani? Fondamentalmente significa che alcuni aspetti della cultura giovanile guideranno la Chiesa. La cultura giovanile, quella che in questi anni la Chiesa ha troppo spesso incompreso, “perso”; la cultura continuamente definita “deserto spirituale”; la cultura genericamente chiamata post-moderna dovrà essere aiutata ad esprimere in modo nuovo il Vangelo.

La via pastorale normale:
il catecumenato crismale in età giovanile

Sarà utile tornare a riflettere sul cuore del problema pastorale. È tempo di prendere atto che la necessità di una attività specifica con i giovani è in parte motivata dal fallimento sia del modello della catechesi tradizionale o permanente; sia del modello iniziatico contemporaneo. Tutto quello che il Sinodo sogna, fatto salvo il momento di riproposta della fede, va attuato mentre avviene il processo iniziatico. Processo che non può essere concluso prima dell’età giovanile.

Se il cuore della cura pastorale con i giovani è la proposta di integrazione fede e vita attraverso la interiorizzazione del messaggio e se questa finalità, che ha una natura sia antropologica che spirituale, è un processo iniziatico, quale è il momento più adatto per la conclusione del processo di iniziazione cristiana delle nuove generazioni se non proprio la cura pastorale con i giovani? E perché continuare con la pastorale che vuole rincorrere dopo coloro che non abbiamo aiutato prima, quando in grande numero abbiamo la presenza dei ragazzi? È, questo il compito di una rinnovata pastorale della confermazione o di catecumenato crismale (cf. L. Meddi, Il catecumenato crismale. Risorsa per la pastorale degli adolescenti, Elledici 2014).

 

vedi anche

Come realizzare i desideri formativi del prossimo sinodo con i giovani?

Come realizzare i desideri formativi del prossimo sinodo con i giovani?

L. Meddi, La catechesi: ospite o protagonista al Sinodo dei giovani?, in «Catechetica ed Educazione», 3 (2018) 1, 153-178

La preoccupazione per il futuro dei giovani, per il difficile rapporto giovani-Chiesa, e per la qualità dei processi formativi giovanili dentro le comunità cristiane, è un tema ricorrente nelle riflessioni pastorali. La proposta di dedicare un Sinodo a riscoprire queste preoccupazioni, a comprenderle in profondità e a dare prospettive sinodali sono una opportunità da non perdere.

In questa occasione verranno a confronto posizioni differenti che riguardano la lettura della condizione giovanile, il valore di alcune proposte che si sono affermate in questi decenni, modelli e progetti futuri di pastorale giovanile. Tra queste preoccupazioni si inserisce il tema di chi spetti la responsabilità dentro la Chiesa di questa attenzione pastorale. Il documento, infatti, cita direttamente la pastorale giovanile e la pastorale vocazionale; sembrerebbe che venga esclusa la catechesi-catechetica. È così? Sarebbe possibile? Al di là delle citazioni presenti nel documento, proprio prendendo spunto da esso, sarà utile riflettere nuovamente su questo tema.

In modo particolare si vuole indagare se le pratiche pastorali attuali abbiano risolto alcuni interrogativi: perché una pastorale di rievangelizzazione dopo la conclusione della iniziazione cristiana (e in alcuni contesti ecclesiali dopo un abbondante insegnamento della religione cattolica)?; cosa avviene dopo il primo momento di evangelizzazione dei giovani?; e, soprattutto, quale è la natura di questo importante intervento pastorale?

L’argomento verrà affrontato non immediatamente sul versante della organizzazione dei settori pastorali, ma piuttosto sul rapporto tra finalità desiderate e la loro natura epistemologica. In modo particolare si vuole studiare la natura del compito di cura dei giovani. Oltre la polarizzazione tra compito di sola umanizzazione o di sola proposta kerigmatica, si sostiene la tesi che abbiamo bisogno di recuperare sapéri e pratiche che aiutino le diverse realtà ecclesiali a dare risposta alla questione: cosa fare quando un giovane si sente attratto dalla proposta evangelica. È il classico compito della catechesi, troppo spesso marginalizzata nelle proposte di pastorale giovanile diocesana.

Poiché il tema risulta essere fortemente equivocato, si preferirà utilizzare l’espressione cura dei giovani per aiutare a disambiguare le incerte espressioni di pastorale giovanile e catechesi giovanile.

 

1. La cura pastorale dei giovani: attese, proposte e direzioni

1.1. Attese, proposte e direzioni
1.2. Innovazione? Continuità-discontinuità?
1.3. La natura epistemologica

2. La natura dei compiti della cura dei giovani

2.1. Umanizzazione dei giovani
2.2. Prima evangelizzazione dei giovani
2.3. Percorso iniziatico-vocazionale
2.4. Collaborazione alla missione ecclesiale

3. La responsabilità ecclesiale nella cura dei giovani

3.1. La gestione della pastorale giovanile
3.2. La cura dei giovani tra PG e catechesi giovanile

4. Il contributo della catechesi alla cura dei giovani

4.1. Cura dei giovani come sostegno alla cura di sé
4.2. La natura iniziatica e mistagogica del processo
di evangelizzazione e interiorizzazione della fede
4.3. La via normale del catecumenato crismale in età giovanile

 

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Il Catecumenato crismale

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