Category Archives: progetto cei
Comunità parrocchiale in Missione
Comunità parrocchiale e Missione. Intervento al convegno diocesano di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti. Lunedi 1 ottobre 2018.
Siamo tutti consapevoli che la chiesa deve cambiare alcuni aspetti dell’organizzazione della sua vita se vuole aiutare il vangelo a diffondersi nella nostra cultura. Si intende riassumere questa nuova situazione con la frase “tornare a essere missionari”. Il rapporto tra missione e parrocchia si realizza in molti modi. tra questi c’è la convinzione che il tradizionale modo di formare i cristiani non sia più adeguato. soprattutto non sia adeguato il momento iniziale, quello dedicato all’accoglienza del desiderio di essere discepoli di cristo. Questo momento viene chiamato iniziazione.
A quasi 15 anni dalla pubblicazione di “il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia” si sente forte il bisogno di riflettere ancora sulla necessità di ripensare la pastorale in termini di conversione missionaria. Come ci ricorda EG 24: pastorale per una chiesa in uscita.
La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano,
Il recupero del termine “missione” nella riflessione della Chiesa italiana nasce nella seconda metà degli anni ’80. A distanza di tempo si sente ancora il bisogno di chiarire, tuttavia, cosa intendere con tale termine. La nostra situazione non è uguale a quei Paesi, dove non si conosce Gesù Cristo. La missione non è neppure pensabile come semplice azione per il recupero di coloro che si sono allontanati. La missione, infatti, è annuncio del Regno e tale annuncio è strettamente collegato con il servizio alla promozione dell’uomo. Esistono dunque una serie di incertezze sull’uso di questo termine. Incertezze che rendono “equivoco” anche l’agire pastorale. Permane inoltre l’impressione che sarebbe più utile continuare a utilizzare il termine “evangelizzazione” per esprimere il contenuto dell’azione missionaria.
Ci troviamo di fronte a una situazione di modernità e post-modernità. In modo particolare si deve mettere in evidenza l’emergere della soggettività come fonte della decisione, ma anche dell’elaborazione del senso e dell’interpretazione dei significati. L’interpretazione del reale, poi, non avviene più come applicazione alla realtà di principi stabiliti in senso generale. La produzione di senso avviene dal “basso”, cioè appare “sensato” ciò che appare come soluzione ai problemi dell’uomo reale e si comprende a partire dalla dimensione antropologica. Iniziare, quindi, non può essere inteso come semplice azione di trasmissione dei simboli religiosi da una generazione all’altra.
La formazione nella chiesa italiana
Intervento di Luciano Meddi al seminario Caritas Italiana, martedi 13 dicembre 2016
Il rilancio educativo di Benedetto XVI, con la Lettera alla diocesi di Roma (2008) fu troppo sbilanciato sulla funzione trasmettitiva (socializzazione) piuttosto che su quella auto-formativa. L’iniziativa (non prevista) di BXVI fece spostare l’accento della progettazione della Cei dalla comunicazione della fede (2001) alla educazione alla vita buona (2010). Il documento offre una riflessione organica nel c. III, Educare, cammino di relazione e di fiducia (nn. 25-34) facendo attenzione alla sola educazione come relazione generativa (relazione top-down) e dove prevale un modello di educazione come comunicazione.
La pratica formativa della Chiesa italiana soffre di semplificazione del concetto di educazione-formazione e di riduzione della formazione a processo comunicativo-relazionale. Una pratica troppo sbilanciata sulla socializzazione (senza inculturazione), “falsamente” educativa, scarsamente formativa
Riferimenti bibliografici
- G. Thils, Teologia delle realtà terrestri, Paoline, Alba 1968.
- E. Faure (ed.), Rapporto sulle strategie dell’educazione, Armando, Roma 1973.
- D. Lipari, Progettazione e valutazione nei processi formativi, EdizioniLavoro, Roma 1995.
- G. Angelini, Introduzione: Primato della formazione: ragioni e problemi di un assioma della pastorale recente, in Aa. Vv., Il primato della formazione, Glossa, Milano 1997, 7-22.
- J. Delors, Nell’educazione un tesoro. Rapporto all’UNESCO della commissione Internazionale sull’Educazione per il Ventunesimo Secolo, Armando Editore, Roma 1997.
- M. Rotondi, Facilitare l’apprendere. Modi e percorsi per una formazione di qualità, FrancoAngeli, Milano 2000.
- D. Lipari, Il “processo formativo” : senso di una espressione, in L. Meddi (a cura di), Diventare cristiani. La catechesi come percorso formativo, Luciano Editore, Napoli 2002, 19-37.
- G. Chiosso, Teorie dell’educazione e della formazione, Mondadori, Città di castello 2004.
- G. Alessandrini, Manuale per l’esperto dei processi formativi, Carocci, Roma 2005.
- L. Meddi, Crisi della pastorale come crisi formativa, in Meddi L. (a cura di)-Associazione Italiana Catecheti, Formazione e comunità cristiana. Un contributo al futuro itinerario, Urbaniana University Press, Roma 2006, 39-64.
- V. Nozza, L’uso della formazione nell’attività pastorale della Caritas italiana, in ivi,119-134.
- Lettera del Santo Padre Benedetto XVI alla Diocesi e alla Città di Roma sul compito dell’Educazione, 21 gennaio 2008.
- Per una idea di educazione, in Comitato per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana (a cura di), La sfida educativa. Rapporto-proposta sull’educazione, Laterza, Roma-Bari 2009, 3-24.
- Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Roma 4 ottobre 2010.
- R. Carelli, Evangelizzazione e educazione. Verso una pastorale in chiave generativa, in La Rivista del Clero Italiano, 93 (2012) 2, 111-133.
- S. Ferdinandi, Quarant’anni di Caritas. Metodo e strumenti pastorali per educare alla carità., EDB, Bologna 2012.
- L. Meddi, Il ritorno dell’educativo nella pastorale/1, in «Catechesi», 2011-2012, 81,1, 23-31; /2, in «Catechesi», 2011-2012, 81,2, 3-13.
- L. Meddi, Apprendere nella chiesa oggi: verso nuove scelte di qualità, in Associazione Italiana dei Catecheti (AICa) – Zuppa P. (a cura di), Apprendere nella comunità cristiana. Come dare “ecclesialità” alla catechesi oggi?, Elledici, Torino 2012, 95-131.
- C. Nosiglia, Nuove vie per l’annuncio del Vangelo. Prolusione, in In Gesù Cristo. Il nuovo umanesimo. 5° Convegno Ecclesiale Nazionale. Firenze 9-13, www.firenze2015.it, 9 novembre 2015.
- P. Del Core, Educare, in Sintesi degli ambiti, www.firenze2015.it, 13 novembre 2015.
- U. Margiotta, Teoria della formazione, Carocci, Roma 2015.
- E. Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione, Raffaello Cortina, Milano 2015.
- L. Meddi, Gravissimum Educationis. Introduzione e commento al testo, in Commentario ai documenti del Vaticano II. Vol. VII, EDB, Bologna 2017?
Chiesa Italiana: povertà, alterità e belleza
Ho già presentato alcune riflessioni teologiche e pastorali sul tema della Riforma come compito della Chiesa (Desiderio di riforma). questa parte della riflessione è dedicata ad approfondire la idea di Riforma nei documenti della chiesa italiana e in modo particolare le prospettive e vie missionarie della povertà, alterità e bellezza.
INDICE: 3. Il percorso della Chiesa Italiana
4. Povertà, alterità e bellezza: vie per la missione
La difficile receptio nella pastorale italiana
Necessità di un chiarimento interpretativo.
Per la lettura dell’intero testo clicca qui
sul tema della dimensione missionaria della pastorale italiana puoi anche vedere
La svolta missionaria della pastorale italiana
Povertà strategia missionaria della chiesa italiana? \ riflessioni
Continuo la riflessione sul tema della povertà come “via della missione” nella riflessione pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (leggi la prima parte). Povertà, bellezza e alterità non sembrano essere vie della missione. Formalmente il termine “chiesa povera” non compare mai. O in maniera insufficiente.
Concludevo la ricerca scrivendo “l’analisi compiuta ci porta ad affermare che – tuttavia – CVMC rappresenti, dal punto di vista di questa indagine, una vera e propria novità. Si potrebbe affermare che il documento voglia tornare a riflettere sulla “qualità” della vita ecclesiale perché la chiesa, soggetto della missione, può essere significativa nel suo annuncio se vive ciò che annuncia”.
Queste affermazioni vanno ulteriormente approfondite.
Necessità di un chiarimento interpretativo
L’impostazione rilanciata positivamente da CVMC pone qualche interrogativo.
Certamente il recupero di una strategia centrata su povertà, alterità e bellezza va accolto con gioia proprio in nome di quella criteriologia centrata sulla memoria passionis precedentemente riferita. Il tema della povertà come via della missione ecclesiale è fortemente collegato con lo stile di Gesù di Nazareth. Come il concilio ha ricordato (LG 8 e AG 5) è questa la via prioritaria della missione: una chiesa libera dai condizionamenti di potere e di ricchezza sviluppati nel periodo della cristianità[1] sarà una chiesa capace di maggiore dialogo con il mondo contemporaneo. Allo stesso modo il tema dell’alterità. Questo si collega bene con il tema della inculturazione e della contestualizzazione della fede. L’annuncio pensato a partire dai bisogni dell’altro e l’altro pensato come partner nella ricerca della costruzione del Regno è un valore che si radica nella tradizione biblica.[2] Anche la bellezza[3] è una categoria che può aiutare i destinatari a cogliere il significato “positivo” e aperto alla realizzazione piena della vita proprio del messaggio biblico. Ma queste riflessioni biblico-teologiche quando diventano scelte pastorali (le parole-chiave di Zulehner) hanno bisogno di una mediazione “pratica” maggiore.
In primo luogo sarà necessario non pensare in modo separato le tre opzioni missionarie. Non si tratta di scegliere “tatticamente” quella via che meglio permette una relazione comunicativa con gli uomini del nostro tempo. Non si cada nell’equivoco di pensare che tale possibile svolta nella strategia pastorale e un nuovo collegamento con la strada del ritorno alle fonti nasca da un bisogno di sola comunicazione. È un problema di linguaggio, ovvero di significati profondi e di autenticità di messaggi. La missione deve utilizzare insieme le tre vie per meglio esprimere se stessa e poi per meglio farsi ascoltare. Povertà-alterità-bellezza sono innanzitutto vie per la migliore comprensione del messaggio evangelico e poi sono strade di incontro comunicativo. L’eventuale separazione può indurre a pensare che esse vadano utilizzate solo per meglio entrare in relazione e poi comunicare il messaggio che trasmettano, forse, altre dimensioni semantiche. Ad esempio una rinnovata proposizione della dottrina cristiana.
In secondo luogo va notato che le tre espressioni non hanno un eguale valore. In realtà è la povertà che definisce il “valore semantico” delle altre due. Il luogo per capire in profondità queste espressioni, infatti, è l’incarnazione. Dio si è fatto “altro” nella prassi messianica di Gesù ed è l’assunzione dell’umanità che permette al Figlio di Dio di comprendere il bisogno di salvezza dell’umanità e di renderla presente in modo definitivo nel mondo. L’alterità, così, viene ad esprime in altro modo il dogma fondamentale del pensiero cristiano. Anche la bellezza come via missionaria va compresa a partire dalla povertà. Il NT collega in modo esemplare infatti la “bellezza” del Figlio dell’uomo (cf. il Pastore bello del c. 10 di Giovanni) con il volto sfigurato di colui che si è identificato con l’uomo bisognoso di salvezza.
Proprio il riferimento al tema della bellezza desta, in terzo luogo, qualche perplessità. Da molte percezioni sembra di poter concludere che sia in atto una operazione puramente comunicativa nell’uso di questa categoria. Il “bello” da annunciare e con cui entrare in dialogo pastorale è il progetto di vita di Gesù. La sua vita è sicuramente bella, ma non secondo un approccio estetico-estatico (G. Brunet) molto simile alle diverse forme di separazione fede e vita. Una certa insistenza al rapporto fede-arte, fede-mass-media, fede-fiction, lascia perplessi per la facile esclusione proprio della memoria messianica della povertà.
Così povertà-alterità-bellezza sono espressione di una unica realtà teologica: la kénosis. Come hanno notato diversi autori, queste tre espressioni si fondano e si intrecciano proprio a partire dai due testi[4] del NT che esprimono la fede nella povertà cristica: Fil. 2,5-8 e 2Cor. 8,9. Il legame tra povertà e prassi messianica di Cristo viene in questo modo facilmente stabilito. Già il Philips[5] lo segnalava nel suo commento a LG 8: quale direzione prenderà la chiesa per i poveri e i peccatori? Si indica la via di Lc 4,18 (cf. Is 61,1-2): i poveri a cui si rivolgerà sono i piccoli senza influenza, senza fortuna, sena protettori, sotto la repressione brutale e i sottili intrighi. Ma per essere poveri di Jahvè occorre essere anche semplici e confidenti nel Signore.
Si apre la stagione della immaginazione pastorale e della creativa ricerca di una chiesa kenotica.[6]
[1] RUGGIERI G., Relazione su chiesa e povertà al Congresso dell’Associazione Teologica Italiana di Anagni, 2003, 12 settembre [testo fotocopiato].
[2] CURRÒ S. (a cura di), Alterità e catechesi, Torino, Ldc, 2003. in questo volume segnalo: DI SANTE C., Alterità e prossimità di Dio, 23-34.; CURRÒ S., A partire da…altro. Alla ricerca di un nuovo orizzonte della catechesi, 69-89; DIMONTE R., I non-luoghi ovvero i luoghi dell’altro, 157-162. cf. anche: GALANTINO N., Alterità e pastorale, in CIOLA N. (a cura), Servire Ecclesiae. Miscellanea in onore di Mons. Pino Scabini, Bologna, Edb, 1998, 459-474.
[3] FISICHELLA R., Bellezza, in PACOMIO L. (a cura di), Dizionario Teologico Enciclopedico [già Lexicon. Dizionario teologico Enciclopedico], Casale Monferrato, Piemme, 20044 [1993], 119.GIUSTI S., 0-19. La via della bellezza. Una proposta per l’Iniziazione Cristiana delle nuove generazioni, Roma, Paoline, 2003; RUPNIK M., Bellezza, in Teologia, 2002, 154-179; .GROSSI S.-NOCETI S., “Ratio imaginis”. Esperienza artistica ed esperienza teologica, in Rassegna di Teologia, 2001,42,2, |.
[4] BAMMEL E., ptwcos [Povero], in KITTEL G. (fondato da)-FRIEDRICH G. (continuato da), Grande Lessico del Nuovo Testamento, vol XI, Brescia , Paideia , coll. 717-788; MERKLEIN H., Povero [ptwcos], in BALZ H.-SCHNEIDER G., Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, 2 voll., Brescia [Stuttgard], Paideia [Verlag W. Kohlhammer], 1998 [1981-1982], coll. 1211-1218. Cf. O’DONNEL C-PIÉ-NINOT S., Pobre, in Diccionario de Eclesiología, Madrid, San Pablo, 2001, 863-869, qui 867.
[5] L’Église et son mystère…, 1996, pp.121-123.
[6] CODA P., Povertà, in ANCILLI E. -Pontificio Istituto di Spiritualità del Teresianum (a cura di), Dizionario enciclopedico di spiritualità, 3, Roma, Città Nuova , 1992, qui 1986-1989; MODA A., La gloria della croce. In dialogo con Hans. Urs von Balthasar, Bologna, Emp, 1998.