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Papa Francesco: una catechesi “italiana” per costruire comunità testimoni del vangelo
In occasione del 60° anniversario della istituzione dell’Ufficio Catechetico Nazionale italiano, sabato 30 gennaio Papa Francesco ha rivolto alcune indicazioni per dare slancio alla catechesi italiana anche in vista di un sinodo nazionale.
Il discorso dedicato ad un modello di catechesi per una chiesa sinodale e capace di testimonianza, si è articolato su tre passaggi:
Dopo cinque anni, la Chiesa italiana deve tornare al Convengo di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi. Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo. Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare
- vorrei condividere tre punti che spero possano aiutarvi nei lavori dei prossimi anni.
Il primo: catechesi e kerygma.- La catechesi è l’eco della Parola di Dio. Nella trasmissione della fede la Scrittura – come ricorda il Documento di Base – è «il Libro; non un sussidio, fosse pure il primo»…La catechesi è dunque l’onda lunga della Parola di Dio per trasmettere nella vita la gioia del Vangelo….
- Grazie alla narrazione della catechesi, la Sacra Scrittura diventa “l’ambiente” in cui sentirsi parte della medesima storia di salvezza, incontrando i primi testimoni della fede.
- La catechesi è prendere per mano e accompagnare in questa storia….Suscita un cammino, in cui ciascuno trova un ritmo proprio, perché la vita cristiana non appiattisce né omologa, ma valorizza l’unicità di ogni figlio di Dio.
- La catechesi è anche un percorso mistagogico, che avanza in costante dialogo con la liturgia, ambito in cui risplendono simboli che, senza imporsi, parlano alla vita e la segnano con l’impronta della grazia.
- Il cuore del mistero è il kerygma, e il kerygma è una persona: Gesù Cristo. La catechesi è uno spazio privilegiato per favorire l’incontro personale con Lui.
- Perciò [la catechesi] va intessuta di relazioni personali. Non c’è vera catechesi senza la testimonianza di uomini e donne in carne e ossa. I primi protagonisti della catechesi sono loro, messaggeri del Vangelo, spesso laici
- Per fare questo, è bene ricordare «alcune caratteristiche dell’annuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo: che esprima l’amore salvifico di Dio previo all’obbligazione morale e religiosa… questa è la porta, che non imponga la verità e che faccia appello alla libertà – come faceva Gesù –, che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità, e un’armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche. …
- Questo esige dall’evangelizzatore alcune disposizioni che aiutano ad accogliere meglio l’annuncio…. vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 165). Gesù aveva questo.
- È l’intera geografia dell’umanità che il kerygma, bussola infallibile della fede, aiuta a esplorare.
la fede va trasmessa “in dialetto”. Ma con il dialetto non mi riferisco a quello linguistico, di cui l’Italia è tanto ricca, no, al dialetto della vicinanza, al dialetto che possa capire, al dialetto dell’intimità.
- Il secondo punto: catechesi e futuro.
- [il Concilio] sarà il grande catechismo dei tempi nuovi» (Paolo VI alla Prima assemblea dei vescovi italiani, 23 giugno 1966).
- Pertanto, la catechesi ispirata dal Concilio è continuamente in ascolto del cuore dell’uomo, sempre con l’orecchio teso, sempre attenta a rinnovarsi. Questo è magistero: il Concilio è magistero della Chiesa. …. Dobbiamo in questo punto essere esigenti, severi. Il Concilio non va negoziato…No, il Concilio è così.
- Per favore, nessuna concessione a coloro che cercano di presentare una catechesi che non sia concorde al magistero della Chiesa.
- Come nel dopo-Concilio la Chiesa italiana è stata pronta e capace nell’accogliere i segni e la sensibilità dei tempi, così anche oggi è chiamata ad offrire una catechesi rinnovata, che ispiri ogni ambito della pastorale: carità, liturgia, famiglia, cultura, vita sociale, economia…
- Dalla radice della Parola di Dio, attraverso il tronco della sapienza pastorale, fioriscono approcci fruttuosi ai vari aspetti della vita.
- La catechesi è così un’avventura straordinaria: come “avanguardia della Chiesa” ha il compito di leggere i segni dei tempi e di accogliere le sfide presenti e future.
- Non dobbiamo aver paura di parlare il linguaggio delle donne e degli uomini di oggi. Non dobbiamo aver paura di ascoltarne le domande, quali che siano, le questioni irrisolte, ascoltare le fragilità, le incertezze: di questo, non abbiamo paura.
- Non dobbiamo aver paura di elaborare strumenti nuovi: negli anni settanta il Catechismo della Chiesa Italiana fu originale e apprezzato; anche i tempi attuali richiedono intelligenza e coraggio per elaborare strumenti aggiornati, che trasmettano all’uomo d’oggi la ricchezza e la gioia del kerygma, e la ricchezza e la gioia dell’appartenenza alla Chiesa.
- Terzo punto: catechesi e comunità
- In questo anno contrassegnato dall’isolamento e dal senso di solitudine causati dalla pandemia, più volte si è riflettuto sul senso di appartenenza che sta alla base di una comunità.
- Il virus ha scavato nel tessuto vivo dei nostri territori, soprattutto esistenziali, alimentando timori, sospetti, sfiducia e incertezza. Ha messo in scacco prassi e abitudini consolidate e così ci provoca a ripensare il nostro essere comunità….
- La catechesi e l’annuncio non possono che porre al centro questa dimensione comunitaria. Non è il momento per strategie elitarie. La grande comunità: qual è la grande comunità? Il santo popolo fedele di Dio. Non si può andare avanti fuori del santo popolo fedele di Dio, il quale – come dice il Concilio – è infallibile in credendo.
- Questo è il tempo per essere artigiani di comunità aperte che sanno valorizzare i talenti di ciascuno. È il tempo di comunità missionarie, libere e disinteressate, che non cerchino rilevanza e tornaconti, ma percorrano i sentieri della gente del nostro tempo, chinandosi su chi è al margine.
- È il tempo di comunità che guardino negli occhi i giovani delusi, che accolgano i forestieri e diano speranza agli sfiduciati. È il tempo di comunità che dialoghino senza paura con chi ha idee diverse. È
- il tempo di comunità che, come il Buon Samaritano, sappiano farsi prossime a chi è ferito dalla vita, per fasciarne le piaghe con compassione. Non dimenticatevi questa parola: compassione.
- Come ho detto al Convegno ecclesiale di Firenze, desidero una Chiesa «sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. […] Una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza». (Discorso al V Convegno nazionale della Chiesa italiana, Firenze, 10 novembre 2015).
Dopo cinque anni, la Chiesa italiana deve tornare al Convengo di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi. Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo. Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare.
discorso al convegno di Firenze
Rapporto Censis: fraternità, solidarietà, creatività, competenza di ruolo…
Censis, Considerazioni generali del 54° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2020, «censis.it», 4 dicembre 2020
Nel capitolo sintetico “Considerazioni generali” il Rapporto ci offre 12 spunti riflessione per la rinascita della società italiana dopo il Covid-19 e che noi abbiamo sintetizzano, a nostra volta, come l’espressione “fraternità, solidarietà, creatività, competenza di ruolo…”.
1. Cambiamenti che provocano un sentimento di estraniazione dalla realtà, spossessano dalla responsabilità di stare dentro le cose e comprenderne dinamiche, effetti, strategie di reazione. La pandemia globale di quest’anno è uno di questi improvvisi e imprevisti cambiamenti. È arrivata silenziosa e subdola.
Tutto questo non vale anche per la pastorale e la progettazione del compito della Chiesa in Italia nei prossimi anni? Vogliamo/possiamo ancora aspettare che tutto torni al tempo della cristianità, con scelte di poca incisività e appoggiandoci sul vago sentimento religioso e i poteri politici? Già in “I soggetti dell’Italia che c’è e il loro fronteggiamento della crisi” («censis.it», 2 luglio 2020) G. De Rita (9. L’impreparazione della Chiesa italiana) “lo attribuisce al disinteresse della chiesa italiana verso il sociale dagli inizi degli anni ’80 …nonostante tanti sacerdoti morti, l’impreparazione si manifesta nell’ “obbedienza alle dinamiche decisionali” (81-82) e suggeriva 4 capitoli di nuova pastorale: le giunture decisionali, le giunture comunicazionali, le giunture di riflessione interna, e si dovrebbe aggiungere attenzione anche a quelle particolari “giunture viventi”.”
5. In tutte le epoche di crisi, la società italiana ha resistito e rilanciato grazie a un curioso e originale intreccio dei suoi tessuti costituenti.
6. Viene naturale chiedersi se è questa la grande frattura, il sisma devastante che, finalmente secondo molti, costringa il nostro Paese a dotarsi di un progetto collettivo che spazzi via la soggettività egoistica e proterva in cui per decenni abbiamo creduto, a cui ci siamo affidati con sempre minore convinzione e alla quale, senza alternative, alla fine ci siamo dovuti consegnare prigionieri
7. In questa drammatica condizione, il nostro Paese non può restare intrappolato in parole tanto rassicuranti quanto povere di significato
9. In questa prospettiva, si impone una selezione degli ambiti d’intervento. In primo luogo, sul sistema delle entrate. In secondo luogo, sul sistema delle uscite. In terzo luogo, appare urgente e necessario un ripensamento strutturale dei sistemi e sottosistemi territoriali. Infine, l’anno che si va chiudendo obbliga a rivedere le attribuzioni di ruolo, identità, funzioni e responsabilità di quello che, impropriamente, chiamiamo terzo settore.
11. La classe politica ha scelto di non vedere il pericolo di regressione che, superata la fase più acuta dell’emergenza, la concessione a pioggia di bonus di ogni genere e natura veniva accrescendo…
12. Nel timore e con cautela, il nostro Paese aspetta e sa in filigrana di avere risorse, competenze, intuizione ed esperienza per ripensare e ricostruire a freddo i sistemi portanti dello sviluppo, che dal suo geniale fervore traspira rapido il nuovo.
Leggi tutte le Considerazioni Generali” del Rapporto Censi 2020
Oltre il Covid19. La catechesi per comunità di adulti
La catechesi per comunità di adulti. Discernimento per il futuro del cristianesimo
in G. De Vecchi-E. Borghi (a cura di), Alle radici della comunità cristiana. Liturgia, catechesi e carità per una pastorale ecclesiale che faccia vivere, Edizioni San Lorenzo Reggio Emilia 2020, 48-59.
Stiamo vivendo un tempo di smarrimento e di incertezza. Personale e pastorale. Ma non possiamo affermare che COVID-19 sia la causa dei problemi del futuro del cristianesimo. Abbiamo avuto l’accompagnamento prezioso di Papa Francesco e le parole e la testimonianza di non pochi nostri Vescovi. Ma nel futuro non si può continuare così.
Tra le innovazioni che sembrano richieste da una lettura del kairòs possiamo sottolineare il bisogno di nuove forme e nuovi luoghi di esperienza cristiana. In questa prospettiva si fa sempre più urgente la riqualificazione della catechesi come formazione dei battezzati per la testimonianza di comunità adulte (cfr. Evangelii gaudium, 24), attraverso processi di appropriazione adulta del messaggio e di sperimentazione delle abilità necessarie alla vita cristiana.
Si deve accettare l’evidenza che il futuro del cristianesimo non passerà attraverso il primato del ministero ordinato. Nonostante il suo rafforzamento proposto da un recente documento vaticano, per realizzare la auspicata conversione pastorale, abbiamo bisogno di sostenere la testimonianza dei battezzati. Occorre favorire nuove forme di paroikia tra credenti. Già prima del COVID-19 si era profilata la necessità di attivare in modo serio e non solo strumentale (come nel caso del coinvolgimento dei genitori) il mondo degli adulti perché si sviluppi una Chiesa adulta. Non solo una maggiore comunicazione-comunione in parrocchia (diocesi etc.), ma una articolata comunicazione-comunione dei battezzati nella vita quotidiana con l’aiuto della parrocchia. O, se l’espressione risultasse equivoca, una paroikìa in situazione di diaspora culturale. Una modalità di organizzare la Chiesa che prenda sul serio la carismaticità come fondamento di tutti i ministeri. Una parrocchia organizzata secondo il principio delle comunità ministeriali
2.2. La catechesi per comunità di adulti. Discernimento per il futuro del cristianesimo (di Luciano Meddi)
2.2.1. Kairòs pastorale? Un chiarimento
2.2.2. Catechesi come accompagnamento della risposta di fede
2.2.3. Lo snodo adolescenziale
2.2.4. Una pedagogia dei cristiani adeguata
Le istanze della teologia pastorale
Le istanze emergenti della Teologia Pastorale dal Concilio ad oggi.
Abstract intervento di Luciano Meddi alla Giornata di studio dell’Ecclesiologia pastorale organizzata dall’ Istituto Teologico Leoniano di Anagni, venerdi 21 febbraio 2020
Anche la Teologia pastorale è in continua evoluzione e ricomprensione di se stessa. Questa operazione permette di consolidare intuizioni e riflessioni precedenti, di modificarne alcune non adeguate e di individuare suggestioni e innovazioni necessarie.
Una premessa di linguaggio: come si vedrà si deve accettare che l’espressione “teologia pastorale (=TP)” indichi sia lo specifico studio sulle singole azioni, sia l’insieme di tutta la riflessione sistematica sull’agire ecclesiale o teologia pratica (=TPR).
A nostro avviso per dare soluzione, almeno parziale, alle questioni ricordate, sarà sempre più importante ricostruire la receptio della teologia dei segni dei tempi già all’interno del Vaticano II. La riconsiderazione di SdT come segni per i tempi aiuta anche lo scioglimento dei diversi nodi propri sia della TPR che della TP in modo particolare il momento del giudizio pastorale. Perché non si cada nell’arbitrarietà ecclesiale o nel sociologismo pastorale oggi molto presenti, si deve riconsiderare che lo sguardo pastorale, per sua natura teandrico, mette insieme la dimensione dei bisogni umani (aspirazioni) con quella del mysterium salutis cioè delle presenze salvifiche. Il giudizio pastorale discende dalla decisione che deriva dall’insieme di GS 4 e GS 11 attraverso GS 44!
Per avere una visione complessiva di questi temi e problemi, sarà utile iniziare dalla questione dell’oggetto (meglio dire campo) di cui si occupa la TP. È il campo infatti che stabilisce l’epistemologia di una disciplina. Molta bibliografia pastorale post-conciliare si occupa in effetti di ridefinire i compiti o attività della pastorale.
In questa prospettiva lo schema è semplificato: il mondo offre problemi o temi di azione pastorale e la teologia con i suoi linguaggi offrono soluzioni. Una prospettiva che ha esaltato la metodologia vedere-giudicare-agire oggi giustamente criticata da molti pastoralisti. La fragile relazione tra mondo e Chiesa racchiusa nella sfida pastorale è stata fatta propria dalla prospettiva pastorale della Nuova Evangelizzazione e, in parte, dalla più recente stagione della conversione missionaria.
Come documentato dallo stesso magistero pontificio e da molti episcopati, non dà ragione della necessità di organizzare l’agire ecclesiale in risposta a situazioni locali. Questa necessità di contestualizzazione imbarazzò molto la riflessione missiologica al concilio (AG 6).
In questa breve presentazione terremo presenti tre interessi: il senso dell’evoluzione della teologia pastorale (1); la definizione del campo di indagine della teologia pastorale (2) e le esigenze di configurazione della definizione di Teologia Pratica (3)