Category Archives: Francesco I
Francesco: la missione come evangelizzazione
FRANCESCO, Incontro internazionale in occasione del 50° anniversario dell’inizio del Cammino Neocatecumenale, “vatican.va”, 5 maggio 2018.
- Sento di dirvi qualcosa dal cuore proprio sulla missione, sull’evangelizzazione, che è la priorità della Chiesa oggi.
- Perché missione è dare voce all’amore fedele di Dio, è annunciare che il Signore ci vuole bene e che non si stancherà mai di me, di te, di noi e di questo nostro mondo, del quale forse noi ci stanchiamo. Missione è donare ciò che abbiamo ricevuto. …
- Per annunciare bisogna rinunciare. Solo una Chiesa che rinuncia al mondo annuncia bene il Signore. Solo una Chiesa svincolata da potere e denaro, libera da trionfalismi e clericalismi testimonia in modo credibile che Cristo libera l’uomo….
La missione è l’evangelizzazione dell’amore di Dio per ogni persona; fatta con povertà e distacco dai poteri; senza imporre il proprio modello di vita cristiana; rispettando la cultura dei popoli e scoprendo quello che lo Spirito sta realizzando prima dell’arrivo del missionario.
- “Andate” è il verbo della missione e ci dice ancora una cosa: che si coniuga al plurale. Il Signore non dice: “vai tu, poi tu, poi tu…”, ma “andate”, insieme! Pienamente missionario non è chi va da solo, ma chi cammina insieme. ….
- Occorre piuttosto accompagnare e attendere, ricordando che il cammino dell’altro non è identico al mio. …
- Ecco la missione. Non dice: conquistate, occupate, ma “fate discepoli”, cioè condividete con gli altri il dono che avete ricevuto, l’incontro d’amore che vi ha cambiato la vita….
- Non mettono in prima fila gli aspetti negativi e le cose da cambiare, ma “vedono col cuore”, con uno sguardo che apprezza, un approccio che rispetta, una fiducia che pazienta.
- Andate così in missione, pensando di “giocare in casa”. Perché il Signore è di casa presso ciascun popolo e il suo Spirito ha già seminato prima del vostro arrivo….
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/
vaticanevents/it/2018/5/5/50anniversario-camminoneocat.html
Guarire le malattie spirituali
L. Meddi, “Riconoscere” e “curare” le malattie spirituali. Intervento alla comunità parrocchiale di sant’Atanasio 18 aprile 2018, in 18 aprile 2018. Contributo alla riflessione
Facendo seguito all’invito di Papa Francesco al cap. II di Evangelii gaudium, il Vicario di Roma ha sollecitato le comunità parrocchiali ad una verifica della vita comunitaria e personale. Scrive il Vicario:
“Ogni comunità parrocchiale, ogni realtà ecclesiale, rifletta con franchezza su quale sia la sua malattia spirituale. In occasione di un’assemblea comunitaria, con il consiglio pastorale, con l’equipe dei catechisti, si chieda: in cosa ci siamo ammalati? Cosa frena in noi il dinamismo evangelizzatore? Cosa ci impedisce di essere una madre dal cuore aperto, capace di accogliere e di uscire?
(S.E. Mons. Angelo De Donatis, Discorso a conclusione del Convegno Diocesano, 18 settembre 2017)
1.Il contesto sociale ed ecclesiale
2.La malattia dello spirito
3.Le malattie spirituali
4.Guarire dalle malattie spirituali
Il compito missionario è annunciare il vangelo in un modo nuovo
Francesco, Discorso del Santo Padre all’Associazione teologica italiana, vatican.va 29 dicembre 2017
Nel 2017 l’Associazione Teologica Italiana ha compiuto mezzo secolo…. È degno di nota il fatto che l’Associazione Teologica Italiana sia nata, come recita il primo articolo del vostro Statuto, «nello spirito di servizio e di comunione indicato dal Concilio Ecumenico Vaticano II».
La Chiesa deve sempre riferirsi a quell’evento [vaticano II], con il quale ha avuto inizio «una nuova tappa dell’evangelizzazione» (Bolla Misericordiae vultus, 4) e con cui essa si è assunta la responsabilità di annunciare il Vangelo in un modo nuovo, più consono a un mondo e a una cultura profondamente mutati. È evidente come quello sforzo chieda alla Chiesa tutta, e ai teologi in particolare, di essere recepito all’insegna di una “fedeltà creativa”: nella consapevolezza che in questi 50 anni sono avvenuti ulteriori mutamenti e nella fiducia che il Vangelo possa continuare a toccare anche le donne e gli uomini di oggi….
C’è un senso delle realtà della fede che appartiene a tutto il popolo di Dio, anche di quanti non hanno particolari mezzi intellettuali per esprimerlo, e che chiede di essere intercettato e ascoltato – penso al famoso infallibile in credendo: dobbiamo andare spesso lì – e ci sono persone anche molto semplici che sanno aguzzare gli “occhi della fede”.
E’ un’esigenza della piena umanità degli stessi credenti, anzitutto, perché il nostro credere sia pienamente umano e non sfugga alla sete di coscienza e di comprensione, la più profonda e ampia possibile, di ciò che crediamo. Ed è un’esigenza della comunicazione della fede, perché appaia sempre e dovunque che essa non solo non mutila ciò che è umano, ma si presenta sempre quale appello alla libertà delle persone.
È soprattutto nel desiderio e nella prospettiva di una Chiesa in uscita missionaria che il ministero teologico risulta, in questo frangente storico, particolarmente importante e urgente. Infatti, una Chiesa che si ripensa così si preoccupa, come ho detto nella Evangelii gaudium, di rendere evidente alle donne e agli uomini quale sia il centro e il nucleo fondamentale del Vangelo, ovvero «la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto» (n. 36).
Un tale compito di essenzialità, nell’epoca della complessità e di uno sviluppo scientifico e tecnico senza precedenti e in una cultura che è stata permeata, nel passato, dal cristianesimo ma nella quale possono oggi serpeggiare visioni distorte del cuore stesso del Vangelo, rende infatti indispensabile un grande lavoro teologico. Perché la Chiesa possa continuare a fare udire il centro del Vangelo alle donne e agli uomini di oggi, perché il Vangelo raggiunga davvero le persone nella loro singolarità e affinché permei la società in tutte le sue dimensioni, è imprescindibile il compito della teologia, con il suo sforzo di ripensare i grandi temi della fede cristiana all’interno di una cultura profondamente mutata.
C’è bisogno di una teologia che aiuti tutti i cristiani ad annunciare e mostrare, soprattutto, il volto salvifico di Dio, il Dio misericordioso, specie al cospetto di alcune inedite sfide che coinvolgono oggi l’umano: come quella della crisi ecologica, dello sviluppo delle neuroscienze o delle tecniche che possono modificare l’uomo; come quella delle sempre più grandi disuguaglianze sociali o delle migrazioni di interi popoli; come quella del relativismo teorico ma anche di quello pratico. E c’è bisogno, per questo, di una teologia che, come è nella migliore tradizione dell’Associazione Teologica Italiana, sia fatta da cristiane e cristiani che non pensino di parlare solo tra loro, ma sappiano di essere a servizio delle diverse Chiese e della Chiesa; e che si assumano anche il compito di ripensare la Chiesa perché sia conforme al Vangelo che deve annunciare.
leggi tutto il discorso
sito associazione teologica italiana
sito società italiana ricerca teologica
Non svendo la dottrina, seguo il Concilio
Che significato ha avuto commemorare con i luterani in Svezia i cinquecento anni della Riforma? È stata una sua “fuga in avanti”?
L’incontro con la Chiesa luterana a Lund è stato un passo in più nel cammino ecumenico che è iniziato cinquant’anni fa e in un dialogo teologico luterano-cattolico che ha dato i suoi frutti con la Dichiarazione comune, firmata nel 1999, sulla dottrina della Giustificazione, cioè su come Cristo ci rende giusti salvandoci con la sua Grazia necessaria, cioè il punto da cui erano partite le riflesprio di Lutero. Quindi, ritornare all’essenziale della fede per riscoprire la natura di ciò che unisce. Prima di me Benedetto XVI era andato a Erfurt, e su questo aveva parlato accuratamente, con molta chiarezza. Aveva ripetuto che la domanda su «come posso avere un Dio misericordioso » era penetrata nel cuore di Lutero, e stava dietro ogni sua ricerca teologica e interiore. C’è stata una purificazione della memoria. Lutero voleva fare una riforma che doveva essere come una medicina. Poi le cose si sono cristallizzate, si sono mescolati gli interessi politici del tempo, e si è finiti nel cuius regio eius religio, per cui si doveva seguire la confessione religiosa di chi aveva il potere.
Ma c’è chi pensa che in questi incontri ecumenici lei voglia “svendere” la dottrina cattolica. Qualcuno ha detto che si vuole “protestantizzare” la Chiesa… Non mi toglie il sonno. Io proseguo sulla strada di chi mi ha preceduto, seguo il Concilio.
Quanto alle opinioni, bisogna sempre distinguere lo spirito col quale vengono dette. Quando non c’è un cattivo spirito, aiutano anche a camminare. Altre volte si vede subito che le critiche prendono qua e là per giustificare una posizione già assunta, non sono oneste, sono fatte con spirito cattivo per fomentare divisione. Si vede subito che certi rigorismi nascono da una mancanza, dal voler nascondere dentro un’armatura la propria triste insoddisfazione. Se guardi il film Il pranzo di Babette c’è questo comportamento rigido.