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Il compito della catechesi nella nuova evangelizzazione. Superare la dissociazione fede e vita

La nuova evangelizzazione nasce dalla sensazione di fine della cristianità. Sensazione che ha un qualche fondamento sociologico. Ma non si disegna il futuro della chiesa e del cristianesimo sulle paure! Ma su una comprensione profonda della situazione attuale alla luce della sapienza del Vangelo
Luciano Meddi © Catechesi, 2012-2013, 82,2, 12-18.
La chiesa italiana sta progressivamente adeguando il suo “dispositivo formativo” ai nuovi contesti sociali ed ecclesiali. Forse si concluderà con una rilettura o riscrittura del DB Il rinnovamento della catechesi. Questa ricerca si colloca dopo la pubblicazione del documento “Annuncio e Catechesi” del 2010 presentato quasi come sintesi del decennio “comunicare la fede in un mondo che cambia” (2001) ma anche nell’imminenza del Sinodo per la NE (2012) […]
Catechesi e persona in prospettiva educativa
Gli Orientamenti dei vescovi italiani[1] hanno fatto propria la sollecitazione di da Benedetto XVI a considerare la catechesi come questione di esperienza e non solo di conoscenza. Da questo invito nasce la opportunità di una migliore riflessione sul rapporto tra catechesi e persona .
In questo orizzonte in una precedente riflessione[2] mettevo in evidenza che il servizio educativo della comunità cristiana come relazione generativa ha molta utilità quando ci riferiamo al compito formativo in riferimento alla trasmissione della fede verso le nuove generazioni (socializzazione primaria in famiglia e nella comunità). Secondo alcuni infatti la catechesi va ripensata a partire dalla sua finalità di incontro con Gesù Cristo[3]. Manifestavo preoccupazione, invece, in riferimento alle altre età spirituali e dello sviluppo della risposta di fede. La crisi adolescenziale, il compito di “entrata nella responsabilità sociale”, la interiorizzazione e integrazione tra fede e vita quotidiana, la stessa rievangelizzazione o ritorno alla fede, hanno bisogno di modelli di relazione educativa più complesse. L’educativo deve essere pensato nella prospettiva di rendere le persone capaci di decisioni definitive. Non solo nella prospettiva della generatività quanto nella prospettiva di una metodologia della ricerca o della acculturazione[4].
Meddi L., Catechesi e persona in prospettiva educativa, in Catechesi, 2011-2012,81,3, 3-13.
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Indice
1. il compito proprio della catechesi
2. il problema centrale della catechesi: il formalismo religioso
il problema
diverse risposte date al problema a partire dal DB
3. fede come risposta personale
una nuova percezione del problema: la persona protagonista della risposta di fede insuffcienza e supramento della eredità tridentina: insufficienza della istruzione veritativa
4. una comunicazione significativa
una prima figura: l’istruzione pedagogia
attenzione al significato del linguaggio religioso
5. una fede comunicata
la seconda figura: la comunicazione della fede
l’evoluzione della figura
6. il messaggio dentro la persona
crescente attenzione al protagonismo della persona nell’atto di fede
l’emergere della terza figura: la catechesi educativa
le diverse articolazioni della figura: la catechesi per la pratica di fede; lo studio del rapporto tra messaggio e dinamismi della persona; pratiche psicologiche e spiritualità: integrazione e valorizzazione reciproca
7. verso una integrazione della pratiche formative
[1] Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano
per il decennio 2010-2020, Roma 2010, 4 ottobre.
[2] L. Meddi, Il ritorno dell’educativo in pastorale / 1 in Catechesi 81 (2011-2012) 1, 3-11.
[3] La sottolineatura del tema dell’incontro con Gesù di Nazaret come finalità specifica della catechesi appare dopo la pubblicazione del Direttorio Generale per la Catechesi (1997). È questo documento che, in discontinuità con i primi testi post-conciliari, centra la sua definizione (cf. n. 80) sulla citazione di Catechesi Tradendae n.5 dove si presenta proprio questa prospettiva. Cf. la riflessione di Scola A., La catechesi, in Id., Chi è la Chiesa? Una chiave antropologica e sacramentale per l’ecclesiologia, Queriniana, Brescia 2005, 252-264. Il tema, in sé molto suggestivo, in ambito catechetico soffre di molte incertezze e sembra più adatto al compito del primo annuncio.
[4] Il termine acculturazione esprime meglio il rapporto che avviene all’interno delle persone e dei gruppi umani tra acquisizione della tradizione culturale e rielaborazione personale. A questo termine con CT 53 venne preferito il termine inculturazione che in campo teologico viene utilizzato per studiale i criteri del rapporto fede e cultura ma che, in senso antropologico, coinciderebbe con la sola socializzazione della cultura stessa.
Un nuovo itinerario per la formazione cristiana in Itali
Come dare risposta all’esigenza di educazione emersa recentemente nella pastorale italiana?[i] La tesi di questo intervento si riassume nell’affermazione che la formazione cristiana (compito primario della catechesi) ha bisogno di rinnovare il suo itinerario. Itinerario, cioè descrizione delle tappe ideali del cammino della fede. Ma quale è l’itinerario adatto a realizzare i compiti della catechesi nel nostro contesto di Annuncio della fede e Formazione dei credenti? Per dare una risposta si devono comprendere in profondità i limiti delle scelte fatte nel primo post-concilio. Essi si riassumono nella contraddizione di una catechesi rinnovata nelle finalità ma non nella sua organizzazione formativa che rimase pensata come servizio alla comunicazione della fede. È necessario invece un riequilibrio tra la dimensione della comunicazione e quella della libera e personale appropriazione della esperienza cristiana. L’analisi delle attuali “offerte formative” mostra che permangono nella scelta di privilegiare il compito della trasmissione del messaggio. Questo sbilanciamento verso la prima dimensione del processo missionario non permette un adeguato sostegno alla receptio e interiorizzazione della proposta cristiana. Se questo non avviene si continuerà a pensare la catechesi come solo servizio di socializzazione di una esperienza religiosa precedente senza permettere una adeguata esperienza di appropriazione della rivelazione che la sostiene. Per tale scopo è insufficiente il recupero del modello catecumenale attuato in questi anni perché rimane esterno ai processi di trasformazione della persona. per questo occorre un ripensamento globale dell’ Itinerario per la vita cristiana.
1. La vicenda dell’itinerario catechistico italiano nel post-concilio
Secondo molti abbiamo bisogno di un itinerario capace di superare i limiti del modello catechistico e pastorale tridentino centrato sulla istruzione veritativa sostenuta da una notevole pastorale di pietà popolare. Un itinerario “di popolo” (catecumenato di popolo) come un “noviziato battesimale o catecumenale crismale”. Un itinerario che si realizza nei luoghi di esperienza di vita cristiana. Un itinerario mistagogico perché attento allo sviluppo religioso, alla capacità di decisione, alla guarigione interiore, alle età evolutive delle persone. Un itinerario, quindi, capace di superare veramente il cognitivismo della trasmissione del messaggio e di occuparsi della sua interiorizzazione. Ma è questo l’itinerario verso cui si sta dirigendo la “riforma” della catechesi italiana?
1. La vicenda dell’itinerario catechistico italiano nel post-concilio
Dalle età psicosociali alla scelta catecumenale
Le non scelte di Annuncio e Catechesi
La questione di fondo: itinerario per quale obiettivo?
Riprendere riflessioni e proposte catechetiche non considerate
2. La forma dell’itinerario. Scelte per un nuovo progetto catechistico
Tra teologia e pedagogia
Nel rispetto della complessità della pratica formativa
Itinerario e sviluppo della dimensione religiosa della persona
Per una catechesi come abilitazione delle competenze di vita cristiana (la armatura di Cristo)
3. Verso un itinerario condiviso
[i] Mi collego idealmente a due mie riflessioni precedenti Il ritorno dell’educativo nella pastorale/1-/2, in Catechesi, 2011-2012, 81,1, 23-31 e, 81,2, 3-13.
Un documento per rinnovare la catechesi/ 1
Come è nata l’idea di un DB?
In quegli anni – parlo degli anni immediatamente prima del Concilio e di quelli subito dopo – molte Chiese locali si diedero il compito di riadeguare la loro catechesi.
L’impianto stabilito dal Concilio di Trento con il suo catechismo e l’organizzazione della Confraternita della Dottrina Cristiana, non reggeva più. Era un impianto nato per dare risposta alla crisi teologica derivante dalle
varie espressioni della riforma protestante, ma anche per sostenere la riforma della Chiesa cattolica.
Già lo scontro con la modernità e l’inizio dei pensieri “-ismi” (dall’Illuminismo in avanti) aveva mostrato il limite di una tale impostazione. Nonostante il rifacimento ordinato da Pio X e la riorganizzazione secondo il modello “in forma di vera scuola”, quella catechesi era ritenuta incapace ad affrontare la ormai evidente crisi del cristianesimo. Crisi che il
Magistero aveva per troppi anni interpretato solo come opposizione dei governi e preconcetto della cultura. Crisi colta pure come “mancanza o insufficienza di
istruzione” e che portava al rafforzamento costante del dispositivo tradizionale.
Crisi che, già negli anni immediatamente prima del Vaticano II, cominciò ad essere
percepita, invece, come crisi di linguaggio della dottrina nei confronti delle nuove situazioni sociali e culturali.