Grandi Parole: Ricevere il dono dello Spirito

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1. Destinatari. Pur essendo un tema che coinvolge tutti i percorsi si può facilmente comprendere che in modo particolare esso riguardi coloro che chiedono il battesimo o coloro a cui si annuncia nuovamente il Vangelo. Lo Spirito Cristo è infatti il dono pasquale per eccellenza e quindi la finalità principale dell’itinerario battesimale. Attraverso di esso possiamo scegliere di essere collaboratori della missione di Gesù.

2. Dimensione biblica. Seguendo l’evoluzione della esperienza dello Spirito nella Bibbia emerge che il popolo di Dio comprende che la forza di Jahvè liberatore è presente nel cammino nella storia. Dio soffia la sua energia per separare le acque, per illuminare e rassicurare il cammino, per sostenere il ruolo di Mosè e affiancarlo con altri ministri. Così Israele comprende il dono dello Spirito nella sua storia: i giudici, i re, i profeti sono persone che si aprono alla azione dello Spirito e in questo modo diventano segni della presenza di Dio. I “tempi ultimi” (la pienezza del tempo) avviene quando il popolo o alcuni di essi si lasciano purificare dall’azione dello Spirito e si mettono a servizio della alleanza. In modo particolare lo Spirito riesce ad agire sull’inviato ultimo: il messia, pastore e re promesso.

Ripensando alla meraviglia della azione messianica di Gesù la comunità comprende che su di Lui si è posato definitivamente lo Spirito del Signore per questo è stato capace di fare i segni della salvezza. Gesù è stato guidata nella sua missione dalla sapienza di Dio. Proprio per questo nel momento più alto della sua missione, nella Pasqua, egli dona il suo proprio spirito alla comunità e ai singoli credenti per continuare la sua missione. Gli “atti della comunità” e degli apostoli sono ormai nella potenza dello Spirito perché la comunità si abbandona ad esso.. Paolo comprende più degli altri che questo dono è una realtà plurale: è redenzione, santificazione, filiazione, divinizzazione, rinnovamento e abilitazione del credente. Il battezzato diviene tempio dello Spirito.

3. La tradizione della chiesa. La comprensione della Chiesa si fonda sulla tradizione biblica e sulla esperienza stessa della presenza dello Spirito. Volendo dare ragione della esperienza di redenzione e di salvezza porta a riconoscere nello Spirito le stesse dimensioni trinitarie riconosciute in Cristo: è Signore, dà la vita, è adorato e glorificato, procede dal Padre e dal Figlio. È principio della divinizzazione dell’uomo, guida la chiesa nel tempo verso il suo ritorno al Padre. Attualizza la pasqua di Gesù nel tempo e abita il cuore del credente. La riflessione recente (Vaticano II) ha recuperato in modo particolare l’azione dello Spirito nella chiesa e nel mondo. Egli abita la Chiesa e la arricchisce di doni (ministeri e carismi); è principio di unità della chiesa e della persona (spiritualità): rende presente il piano di salvezza della Trinità nel mondo anticipando l’annuncio esplicito della Chiesa e indirizzando le coscienze e le culture verso la pienezza (pleroma) che è il Cristo Risorto, finché Egli venga.

4. Attenzioni pastorali. Se è vero che la Chiesa ha recuperato l’equilibrio tra le missioni di Cristo e dello Spirito, questo non è ancora vero nella pastorale e nella coscienza delle comunità parrocchiali. Lo Spirito è ancora uno sconosciuto e viene scambiato con un generico slancio vitale o energia psicologia.

Tratto da

Barghiglioni E. e M.-Meddi L., Adulti nella comunità cristiana. Guida alla preparazione di itinerari per l’evangelizzazione, la crescita nella fede e la mistagogia della vita cristiana, Paoline, Milano 2008

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